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    “HANNO PROVATO A UCCIDERMI 2 VOLTE: L'HO SCAMPATA. MA PENSO CHE MORIRO’ AMMAZZATO - FABRIZIO CORONA: “MAI AMATO NINA MORIC NÉ BELÉN. A 14 ANNI MI SONO TUFFATO IN UNA PISCINA VUOTA. HO BATTUTO LA TESTA E…” - LA RECENSIONE DI “COME HO INVENTATO L’ITALIA” BY BARBARA COSTA: “IL VISO GLIELO HA SISTEMATO POI GIACOMO URTIS. NEL LIBRO CI SONO PAGINE DI SESSO: SI PARLA DI CLIZIA CHE HA FATTO IN MACCHINA COSE DA “SICILIANA ALL’ANTICA”; ZOE CON “LA F*CA GRASSA”; SILVIA CHE GLI HA FATTO LE CORNA (NEGATE) CON FEDEZ. MA CHE FINE HA FATTO QUEL VIDEO OMOEROTICO DI UNO DI DESTRA, SPARITO INSIEME AL SUO PARTITO?” 


     
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    Barbara Costa per Dagospia

     

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    Mica lo sapevo, che con un’ascia puoi sì decapitare una persona ma non spezzargli le clavicole (“sono dure come sassi”) e che una valigia con dentro un cadavere a pezzi meglio non buttarla nel Naviglio (“l’acqua è bassa, la trovano subito”), e né che il filler è fatto come il pongo, e se nel viso non te lo inietta uno esperto, ti vengono dei bubboni, e diventi un mostro. Lo racconta Fabrizio Corona, nel suo "Come ho inventato l’Italia", e lui le prime due "nozioni" le ha apprese in galera, la terza sempre in galera, ma a spese bubboniche proprie.

     

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    Il viso glielo ha sistemato poi Giacomo Urtis, sempre in galera, dacché, è un fatto: Fabrizio Corona deve sistemarsi il viso ogni 6 mesi. Anche se fosse vera la metà della metà che Corona dice e scrive, va riconosciuto che con un tale “figlio di p*ttana” (parole sue, p.304) non ti annoi: l’Italia degli ultimi anni Fabrizio Corona se non se l’è inventata di sicuro l’ha macchiata, plasmata, firmata.

     

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    Inutile che tu che mi leggi scuoti il capino, e mi dici di no: qualsiasi cretineria combini Corona, riempie pagine, siti, tg, e prende i tuoi occhi, tu la vuoi sapere, tu te la bevi e imbottisci il portafoglio di Corona, quello di pelle nera con catenina d’ottone, che gli ha regalato Belén.

     

    Corona, è come dicono i referti psichiatrici, lui soffre di (riassumo) “delirio narcisistico, disturbo bipolare, e borderline, che lo portano a una distorsione della realtà, con gesti estremi usati per attirare su di sé l’attenzione”. Ma lui te la sbatte in faccia, la sua ossessione, la sua droga: i soldi, i soldi, i soldi. Il suo orgasmo supremo sta nel possederli, ammucchiarli, contarli, già mentalmente dividerli a mazzette. È così dannato di soldi che le tre volte che portandoseli addosso a mo’ di bancomat umano se li è persi, ha dato di matto, e non ha trovato pace finché non è tornato in pari.

     

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    Con ogni mezzo e modo: perché con Corona tutto è monetizzabile, T-UT-T-O. Non c’è neo, gesto, rutto, respiro, sguardo, anima che per Corona non valga e sia e diventi denaro sonante. Questa è la sua filosofia, questo il suo credo, e se tu credi di saperne già, e di non volerne più, frena, resetta, curva a U, ché, mio caro, sai un caz*o. Tutto quello che il Corona-show ha mostrato finora è solo parte di quello che qui ti dice e dettagliatamente descrive, e senti, te lo ripeto una volta sola, perché m’hai stufato: abbassa quel ditino ammonitore, non fare il Savino, non crederti chissà chi: davvero sei migliore di Corona?

     

    Se lo sei, se d-a-v-v-e-r-o lo sei, allora cosa caz*o fai qui, perché mi leggi? Vuoi negarlo? Tu vorresti essere lui, per un giorno, o una vita. Niente scuse: tutti, in qualche modo, a Corona pensiamo, e superiormente giudichiamo. Bella frescaccia, la moralità. Ma poi a me di moralizzare Corona o chiunque altro frega nulla, io sarei curiosa di conoscere le persone che l’hanno idolatrato, e non sui social: io vorrei sapere chi pagava Fabrizio 500 euro a botta per solo prendersi un caffè con lui e dirgli “Ciao” e così far credere alla propria fidanzata che lui e Corona fossero amici; e conoscere le donne che sotto casa gli offrivano il c*lo, e vorrei pure conoscere chi ancora confida nei reality, se Corona svela che lui a "La Fattoria" ha “combinato la durata della mia presenza, e avevo il cellulare, chiamavo Belén”.

     

    Nel libro, ti erudisci sulla storia criminale completa di Corona, e giudiziaria e carceraria e ci sono pagine di sesso, pagine di donne e ci sono Nina e Belén che non sono state come le altre, anche perché mai con le altre, Fabrì, mi sa riuscirai a fatturare quanto hai fatturato con loro (fregandole), e con la loro intimità presa, prezzata, venduta. In questo libro c’è l’elenco di “ogni f*ga del momento” che Corona s’è gustato e, ragazze, ve lo dico: ci sono nomi e cognomi, e fatti. Asia!!!

     

    Butta quei “leggings slavati, fumi sigarette puzzolenti”, che Fabrizio quel pomeriggio a casa tua ti ha fatto “vedere le stelle” è narrato nei particolari, e c’è pure la descrizione di uno dei tuoi bagni;

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    Clizia!!! Avevi tutte le ragioni quel giorno a incaz*arti per essere stata scordata in autostrada ma qui si parla di quello che hai fatto in macchina da “siciliana all’antica”; Zoe!!! Fabrizio dice che hai “la f*ca grassa”; Sonia!!! Ma che sul serio hai dormito anni sul letto di Corona, senza mai con lui goderne, bensì ogni volta spostandoti sul divano quando lui sul quel letto si voleva sc*pare la chiunque?!? Silvia!!!

     

    nina moric e fabrizio corona nina moric e fabrizio corona

    Che Fabrizio t’ha messo corna su corna qui lo ammette (le ha messe a tutte), e però elenca pure le corna che gli hai fatto tu, a iniziare da quelle negate con Fedez. Malena!!! E no, caro Fabrizio, il porno è terreno mio: qui potrei magari di reputazione intaccarti, e rivelare la tua effettiva "sostanza" penica. Mi basterebbe un whatsapp… ma non lo faccio. Per il momento.

     

    fabrizio corona e geraldine fabrizio corona e geraldine

    Fabrì, tu hai avuto più donne di me, sicuro, io poi dello showbiz nessuna e, da quanto racconti, me ne tengo alla larga: com’è che dici? Sono insicure, complessate, se gli viene un brufolo casca il cielo, però non si può negare che “è diverso, sc*parsi una persona e sc*parsi un personaggio: è come penetrare un nome, infilare l’uccello negli interstizi tra una combinazione di lettere capaci di esercitare un potere magico sulle persone”.

     

    Le peggiori sono le donne che frignano le coccole. Certo è che, se sei assillato e pieno di problemi, e ti ritrovi a letto con una che ti miagola “amore, se stiamo vicini, ce la faremo!”, i nervi ti saltano. Di una cosa, però, ti facevo più scaltro: dai, Fabrì, è legge: se una donna "pesa" la sua f*ga, e non te la dà, e ti fa penare per mesi, la sc*pata alla fine è sempre una delusione assoluta. Non ci stanno santi.

    fabrizio corona fabrizio corona

     

    Fabrì, tu che conosci tutti, tu che col tuo profilo fake segui e spii e ne scopri i punti deboli, sai che non esiste fama senza ricatto, e che quasi ogni starlet è un ricettacolo di segreti infetti, perché se sei diventato famoso sei pure diventato vulnerabile, specie se sei un politico: a proposito, Fabrì, ma che fine ha fatto quel video omoerotico di uno di destra, sparito insieme al suo partito?

     

    Dì un po’, com’è che sono i calciatori? “Un branco di subumani sfigati”. E i rampolli, i figli delle famiglie bene? “Una manica di nullità”. Fabrì, precisiamo: tu, a Lele Mora, non gli hai dato nemmeno un bacio: gli devi, e molto, ma glielo hai “fatto annusare, e basta”.

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    Fabrì, un’ultima cosa: se non rilitighi con la D’Urso, che figata sarebbe promuovere (e ottimamente incassare) questo tuo libro a "Live", te contro le 5 sfere, e nelle 5 sfere ci stanno 5 tue ex che sp*ttani in queste pagine…?! Tu ti credi Dio, Fabrì, ma, stavolta, sicuro che ne esci illeso? Dopo lo scontro a distanza video, te le ritrovi davanti alla porta di casa, incaz*ate nere. Fai un po’ tu. Io, intanto, ti passo il mio Iban: vedi di saldarmi quanto devi.

     

    CORONA

    Candida Morvillo per il Corriere della Sera

     

    fabrizio corona belen fabrizio corona belen

    Fabrizio Corona, com' è la storia dell' omicidio commissionato ai suoi danni?

    «Quale dei due?».

    Spazio per tutta l' autobiografia che ha appena portato in libreria non ne abbiamo.

    Ne scelga uno.

    «Le spiego della volta con gli albanesi. C' era un mio cliente, nipote di un celebre potente della storia d' Italia».

     

    Prima di fare il nome: l' ha denunciato?

    «Io non denuncio mai».

    Allora, niente nome.

    «Come vuole. Nel libro, c' è.

    Insomma, mi fa causa: secondo lui, gli dovevo dei soldi. Ma la regola della malavita è che, se fai causa, non puoi mandare il recupero crediti».

     

    In che senso?

    «Se hai messo le carte in mano alla polizia, alla legge, non puoi mandare il balordo a pestare il debitore: se no, la polizia fa due più due. Non puoi stare col male e col bene.

    Chiaro?».

     

    A spanne. Quindi?

    fabrizio corona carlos nina moric fabrizio corona carlos nina moric

    «Arrivano in ufficio due albanesi. Uno dice: Corona, hai un problema con xx, vedi di dargli i soldi. E io: ah sì? Usciamo e vediamo. Scendo, il mio autista mi segue e scatta la rissa. Accorrono baristi, tabaccai, gli albanesi scappano. Dopo un po', un tale mi dice che c' è uno pesante di una famiglia balorda che mi vuole parlare. Era grossissimo e sul cucuzzolo della testa aveva tatuata la sigla Acab: all cops are bastards , tutti i poliziotti sono bastardi. Mi fa: sono venuti due albanesi per comprare una pistola e noi, prima di vendere una pistola, vogliamo sapere a che serve».

     

    E a che serviva?

    fabrizio corona cover fama fabrizio corona cover fama

    «A uccidermi o gambizzarmi. Il soggetto con Acab sulla testa, poi condannato a 21 anni con aggravanti mafiose, dice che lui e suoi si sono messi di mezzo perché mi rispettano. Insomma, combiniamo un appuntamento, lui, io, gli albanesi, il creditore. Che ha capito il messaggio e non s' è più visto. Però, in questi casi, devi stare attento che non ti capiti un cavallo di ritorno».

     

    Il «cavallo di ritorno», ora, che sarebbe?

    «Che un malavitoso ti fa un favore, ma per avvicinarti e ottenere qualcosa di peggio».

     

    La sua incolumità è ancora a rischio?

    «No, ma penso che morirò ammazzato».

     

    Perché mai?

    «Ho fatto sei anni di carcere, anche con criminali efferati di cui ho dovuto essere amico per salvare la pelle e che, quando escono, sanno dove trovarmi. Ora, arrivano e dicono: prestami diecimila euro. E io: "sto cavolo". Poi, dai domiciliari, esco per andare allo Smi, un centro di recupero di esecuzione penale, e trovo altri criminali, che pure vogliono favori. Prima, davo retta, ora, li mando a quel paese. Ma è gente che se la prende. Tanti mi vorrebbero morto».

     

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    Tutto è iniziato con le condanne per i fotoricatti e ora siamo oltre. Sa che il suo libro sembra la biografia di un criminale italiano?

    «Non sono un criminale, sono un furbo che non ha fatto male alla povera gente, ma ha sfruttato e fregato un sistema già corrotto. Ora ho incontrato tante case di produzione per trattare i diritti per film e docuserie e tutti mi hanno detto: non pensare che ne esci bene. Sicuramente è così, ma anche Il Lupo di Wall Street , quando ha dato i diritti, era una persona diversa da quella che si vede nel film».

     

    Perché il titolo è «Come ho inventato l' Italia»?

    «Da quando quattordicenne mi sono tuffato in una piscina vuota, ho battuto la testa e non sono più stato l' angelo che ero, ho vissuto dall' interno tutto quello che ha segnato questo Paese: la moda, Tangentopoli, il berlusconismo...

    Ora immagino d' aver creato questo mondo a mia immagine e somiglianza perché l' ho strumentalizzato, ci ho guadagnato e l' ho colpito da anarchico. Il mio obiettivo era entrarci per distruggerlo, perché mio padre, da quel mondo, è stato sconfitto e io l' ho voluto vendicare».

     

    Perché suo padre Vittorio Corona era da vendicare?

    «Era un grande giornalista ed è stato fatto fuori dal sistema. Dalla Rai, nel '92, per un titolo sui politici e la Cupola; da Mediaset, perché non appoggiò Berlusconi nel '94. Andò alla Voce con Indro Montanelli e quando hanno chiuso, non ha più potuto lavorare».

    fabrizio corona asia argento fabrizio corona asia argento

     

    Non è che l' Italia lei l' ha peggiorata, non inventata?

    «Anche. Il "popolo di Corona" vede solo il lato nero: che ho belle donne, soldi, mando a quel paese i magistrati. Il mio è un mito negativo».

    Se l' è costruito lei, coi soldi falsi lanciati in autostrada, i soldi in nero nel controsoffitto, gli insulti ai giudici.

    «Mi sentivo il protagonista di una storia d' ingiustizia e ho cavalcato quello storytelling con la follia di chi pensava di non pagare le conseguenze.

    Poi, davanti al macigno di una pena di 14 anni cumulativa, ho capito di aver sbagliato».

     

    fabrizio corona come ho inventato l'italia fabrizio corona come ho inventato l'italia

    S c rive di continuo «sono Dio». Di notte, a luce spenta, si sente ancora un dio?

    «Mi vengono i flashback come ai reduci del Vietnam.

    Senza sonniferi, non dormo. Spesso rivedo un suicidio terribile dell' estate 2019: un detenuto con una pena di tre anni, dopo una brutta telefonata, con gente che urlava e guardie che non arrivavano, si è appeso al collo il lenzuolo e l' ho visto spirare sotto i miei occhi».

     

    Come è riuscito a farsi pubblicare dalla Nave di Teseo, la casa editrice dell' intellighenzia milanese?

    «Semplice: in galera leggo, studio e mi si accendono lampadine. Per cui, ho scritto un appunto: fissare appuntamento con l' editore Elisabetta Sgarbi. Mi ha trovato intelligente, mi ha pubblicato e mi ha fatto conoscere tutta la Milano più intellettuale. Anche la vedova di Umberto Eco. Mi ci sono trovato a mio agio».

     

    Il libro è ben scritto e la domanda che circola è: l' ha letto prima di pubblicarlo?

    «Non ho un ghostwriter. Ho il dono della scrittura».

     

    Come si è rotto l' anulare?

    «L' ho spaccato apposta in carcere: dovevo lanciare un marchio su una maglietta e avevo bisogno di uscire e farmi fotografare. Mi hanno portato cinque volte all' ospedale e ho fatturato 50 mila euro».

     

    Cos' è il denaro per lei?

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    «La mia grande malattia: mi dà il senso del successo e dell' identità. Sto cercando di curarmi con due psichiatri».

    Fine pena a febbraio 2024.

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    «Vorrei la grazia. Per la sproporzione della pena e per come sono cambiato».

     

    Perché, nel libro, sua madre è sempre nella sua testa?

    «La chiamo di continuo, ma da piccolo mi sentivo sempre il meno amato. Il mio auto-sabotaggio nasce lì: se amo e sono bravo, temo di restare fregato. A Nina Moric e a Belén ne ho fatte di ogni. Infatti, oggi so che non era amore. E anche nella vita ne ho combinate sempre tante per dirmi che me l' ero cercata».

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