1 - ROS, DOPO MESSINA DENARO LA MAFIA CERCHERÀ UN NUOVO CAPO
matteo messina denaro
(ANSA) - "Cosa Nostra è viva e ancora forte, ma ha avvertito il colpo indubbiamente, sia riguardo alla provincia trapanese, della quale Messina Denaro era a capo, sia attraverso la altre province mafiose che guardavano a questa figura come un simbolo.
Verranno avviati rapporti dialettici all'interno dell'organizzazione, nella provincia trapanese e nelle altre province, perché comunque andrà individuato un nuovo capo dell'organizzazione. Il lavoro va avanti per individuare compiutamente la rete di favoreggiamento e le ricchezze, ovvero i settori dell'economia che erano controllati da imprenditori vicini all'organizzazione".
Così il comandante del Ros, Pasquale Angelosanto, a Cinque Minuti, in merito alla morte del boss Matteo Messina Denaro. "Un mafioso irriducibile come Matteo Messina Denaro può dire qualsiasi cosa - ha aggiunto Angelosanto - . Dopo l'arresto ha sostenuto di non essere mafioso, di non essere mai stato nell'organizzazione e che ha mantenuto rapporti con Provenzano solo perché entrambi latitanti e quindi per solidarietà con lui".
pasquale angelosanto 8
2 - SPADARO E GLI ALTRI PADRINI CHI ASPIRA A DIVENTARE IL NUOVO CAPO CARISMATICO
Estratto dell’articolo di Salvo Palazzolo per “la Repubblica”
[…] Dopo l’arresto di Messina Denaro, Cosa nostra è alla ricerca di un nuovo nome simbolo attorno a cui riorganizzarsi […] Di sicuro, un palermitano. Ma fra i clan ci sono varie anime.
Da una parte i falchi, dall’altra le colombe. Da una parte i Corleonesi, dall’altra quelli di città: ovvero, i vincenti e i perdenti di un tempo. Questi ultimi scalpitano di più, perché dopo la morte di Totò Riina è caduta la fatwa contro di loro e sono tornati a Palermo dopo un lungo esilio.
michele micalizzi
Il più autorevole degli ex perdenti si chiama Michele Micalizzi, ha 74 anni, è il genero dello storico capomafia Rosario Riccobono: è stato riarrestato dai carabinieri del nucleo investigativo il 12 luglio scorso.
L’indagine coordinata dalla procura diretta da Maurizio de Lucia racconta di un vecchio mafioso, uno dei sopravvissuti allo sterminio voluto da Riina nella seconda guerra di mafia: dopo 20 anni di carcere è riapparso impegnato a gestire incontri riservati e lucrosi affari. Micalizzi ha un bel tesoro di famiglia da amministrare. Ed è tornato a investire nella sua specialità preferita, il traffico di droga […]
daniele de martino e francolino spadaro
È invece in libertà Francolino Spadaro, 61 anni il 16 ottobre, è il figlio di don Masino, il “re” della Kalsa che era lo storico padrino del contrabbando e degli stupefacenti, condannato per l’omicidio del maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella.
Dopo la scarcerazione, avvenuta qualche anno fa, Francolino è andato a vivere in un lussuoso attico, nel palazzo accanto casa del giudice Falcone, in via Notarbartolo. […]
Francolino Spadaro è davvero esponente dell’aristocrazia mafiosa di Palermo, conoscitore dei segreti più profondi dell’organizzazione, da sempre un irriducibile
[…]
settimo mineo 1
Faceva parte di Pagliarelli un altro anziano padrino a cui i clan avevano delegato la ricostituzione della Commissione provinciale, la Cupola, che non si riuniva ormai dal 1993: lui si chiamava Settimo Mineo, aveva messo in campo un progetto davvero ambizioso per provare a sanare la frattura fra vincenti e perdenti di un tempo. Ma non sospettava di essere intercettato dai carabinieri e alla fine del 2018 è stato arrestato con tutti gli altri padrini.
Il successore di Mineo era invece un giovane rampante, che faceva pure lui la spola fra Palermo e il Brasile: Giuseppe Calvaruso, il capomafia che un noto ristoratore palermitano osannava al telefono: «Le persone perbene come te mancano». Il boss Calvaruso, “una persona educata, di certi principi”. È la mafia di Messina Denaro, che prova a mostrarsi “buona” per superare la stagione delle stragi.
la trapani di matteo messina denaro
Fra qualche tempo, a Pagliarelli, tornerà un altro reuccio, è Gianni Nicchi, il giovane mafioso su cui Cosa nostra puntava già un tempo: legato ai Corleonesi, ma con buone entrature anche fra le famiglie americane. L’antimafia non ha mai smesso di essere in allerta a Palermo.
Intanto, continua la caccia all’ultimo grande latitante di Cosa nostra, il killer Giovanni Motisi, imprendibile da 25 anni. Ma questa è un’altra storia: sembra che U pacchiuni, il “grasso” come lo chiamano, abbia deciso di andarsene da Cosa nostra e rifarsi una vita. I misteri di Palermo.
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