Estratto dell'articolo do Adriano Scianca per “la Verità”
brendan fraser the whale
Una delle contraddizioni più stridenti della sensibilità contemporanea è quella che vede convivere da una parte un salutismo paranoico […] e dall’altra il mito della «body positivity», cioè dell’accettazione di qualsiasi corpo, quale che sia la taglia, la forma, il colore, l’abilità o il genere. E i corpi che recano visibilmente il segno di stili di vita malsani o di squilibri fisiologici? Li accettiamo o li curiamo? Ecco, per l’appunto, la contraddizione. Che esplode in modo grottesco sulla questione The Whale.
the whale brendan fraser 2
Come noto, il film di Darren Aronofsky è tratto da una pièce teatrale di Samuel D. Hunter e racconta la storia di Charlie, un uomo iper obeso che si è recluso in casa dopo una serie di traumi personali. Il ruolo del protagonista è stato affidato a Brendan Fraser, ex bellone di Hollywood poi lasciatosi effettivamente un po’ andare, […] interpretato grazie a un pesante trucco. Ad ogni modo, la performance è piaciuta all’Academy, tant’è che sia Fraser che il makeup hanno portato a casa l’Oscar, anche se fra i critici c’è chi ha bocciato l’ennesima sortita di Aronofsky nel campo della pornografia del dolore. […]
the whale brendan fraser 1
Sotto accusa è finita la fat suit (cioè il costume di gommapiuma che ha dato i 270 kg di Charlie a ben più leggero Fraser). Il verdetto è parso inappellabile: è chiaramente grassofobia, signori. […]Lara Lago, influencer e giornalista, «body activist» e conduttrice della rubrica CaroCorpo su Sky Tg24, ha postato su Instagram una videorecensione che è una sorta di manifesto di un certo gergo importato malamente dai campus americani. «Mi sembra pazzesco che abbia potuto uscire un film del genere senza trigger warning per le persone con disturbi del comportamento alimentare. […]».
the whale di darren aronofsky
[…] La stessa Lago ha confessato di non essere riuscita a cenare dopo la visione del film. Sempre su Instagram, un collettivo sulla «fat liberation», […] Da non perdere, poi, la recensione uscita sul Post a firma di Jonathan Zenti. […]Zenti descrive la pellicola come «un film che parla di un uomo molto grasso scritto da un uomo magro, diretto da un regista magro e interpretato da un attore forse un po’ fuori forma ma decisamente normopeso. Come se nel 1989 Fa’ la cosa giusta di Spike Lee fosse stato scritto e interpretato da Tom Hanks». […]
Dopo aver biasimato il «fatface», ovvero «il corrispettivo grassofobico della blackface», l’autore ci spiega quanto il film sia disonesto, perché il protagonista è sporco, trasandato e abbrutito, mentre, scrive Zenti, «a me non è mai capitato di ridurmi allo stato di squallore in cui lui vive[…]
brendan fraser
Un film è un film: racconta una storia. Non è la mia storia, la tua, quella di Zenti o quella di chiunque altro possa avere qualche punto in comune con la trama. È quella storia è basta. Ma la confusione dei piani è tale, che a un certo punto il recensore si lascia andare a considerazioni mediche quanto meno controverse: «Le persone obese non sono condannate a morte, almeno non più delle altre. […] Ci possono essere malattie legate a uno stato di obesità, così come ci sono quelle legate all’ereditarietà, al lavoro o allo sport».
sadie sink, brendan fraser
Davvero vogliamo prendere sul serio il paragone tra malattie legate al grasso e quelle legate allo sport, come se fosse la stessa cosa? Ora, il rapporto Oms 2022 (il mantra «fidatevi degli esperti» non vale più?) ci dice in realtà che «sovrappeso e obesità sono tra le principali cause di morte e disabilità nella Regione europea dell’Oms e stime recenti suggeriscono che causano più di 1,2 milioni di decessi all’anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale nella Regione. L’obesità aumenta il rischio di molte malattie non trasmissibili, inclusi tumori, malattie cardiovascolari, diabete mellito di tipo 2 e malattie respiratorie croniche».
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