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Annalisa Grandi per il “Corriere della sera”
Noa Pothoven ha scelto di morire. A 17 anni, ha deciso che la morte era «l'unico modo per essere finalmente libera dalla sofferenza». La storia arriva da Arnhem, in Olanda, dove domenica, con il supporto dei medici di una clinica specializzata, e con sua madre Lisette accanto, questa ragazza è stata sottoposta all' eutanasia.
Il suo addio al mondo l' aveva dato con un post su Instagram. Un lungo messaggio per raccontare che «finalmente la battaglia è terminata». Noa era stata molestata due volte, da bambina, la prima quando aveva appena undici anni. E a quattordici due uomini avevano abusato di lei. Per tanto, tanto tempo si era tenuta dentro quel segreto. «Ricordo la paura, il terrore. Rivivo ogni giorno il dolore e la vergogna, mi sento sporca» diceva. I genitori, avevano scoperto quello che le era accaduto da alcuni biglietti trovati nella sua stanza. Solo così avevano capito cosa la stava distruggendo.
Anoressia, disturbo da stress post traumatico, depressione la avevano accompagnata negli anni successivi a quegli abusi. Finché Noa aveva deciso che tutti dovevano sapere: la polizia prima, nella speranza che gli autori delle violenze venissero arrestati. E poi il mondo intero, attraverso una autobiografia dal titolo «Vincere o imparare».
«Voglio provare ad aiutare altri giovani come me - diceva - visto che in Olanda non esistono strutture o cliniche per ragazzi con questo tipo di problemi». A marzo, aveva vinto un premio letterario. Ma Noa sentiva che da quel male non sarebbe guarita mai. A dicembre aveva raccontato ai media olandesi di aver provato a contattare una clinica per il fine vita all' Aja. Di averlo fatto senza dirlo a suo padre, a sua madre, ai suoi fratelli. Loro volevano che lei vivesse.
In Olanda una legge entrata in vigore nel 2002 prevede che chiunque al di sopra dei 12 anni di età possa decidere di sottoporsi a eutanasia (con il consenso dei genitori per i minori di 16 anni) nel caso in cui un medico abbia stabilito che la sofferenza sia insopportabile e senza prospettive di miglioramento, la richiesta di fine vita sia volontaria e persista nel tempo, il paziente sia perfettamente consapevole delle sue condizioni, alternative e prospettive, un secondo dottore confermi le condizioni certificate dal primo medico. L' eutanasia deve essere realizzata in presenza di un dottore che certificherà la causa della morte. Così a 17 anni compiuti Noa ha fatto la sua scelta.
«A lungo ho pensato se condividere questo ultimo post. Forse vi sembrerà una decisione inaspettata - ha scritto ai suoi oltre 8 mila follower - ma è un progetto che ho da molto tempo, non è una scelta d'impulso. Entro massimo 10 giorni morirò. Dopo anni di battaglie, la lotta è finita. Ho smesso di bere e mangiare e dopo molte discussioni e valutazioni, hanno acconsentito a lasciarmi andare perché la mia sofferenza è insopportabile. Respiro, ma non ho mai vissuto. Il mio corpo, la mia casa, è stata distrutta e nulla potrà tornare come prima. Ogni giorno sento quel dolore e quella colpa.
Non cercate di convincermi. Amare è lasciare andare, in ogni caso».
Domenica Noa si è spenta nel salotto di casa, trasformato in una stanza d' ospedale.
Prima di morire aveva fatto un elenco di quindici desideri da realizzare. C' era guidare uno scooter, bere un drink, fumare una sigaretta e farsi un tatuaggio. Li ha esauditi tutti tranne uno, mangiare cioccolato. «È il mio dolce preferito - raccontava - ma non riesco a mangiarlo per via dell' anoressia, ho troppa paura di ingrassare».
noa pothoven e la madrela famiglia di noa pothovennoa pothoven 1
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