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Francesco Semprini per “la Stampa”
andreas gursky amazon centre phoenix
Amazon controcorrente. Mentre la riforma delle tasse varata da Donald Trump ha stimolato una ripresa delle assunzioni da parte della Corporate America, il colosso della logistica si mette a dieta in fatto di occupazione. E lo fa a partire dal suo quartier generale di Seattle, nello Stato di Washington, dove la scure dei tagli si abbatterà su "centinaia" di posti di lavoro.
Lo snellimento viene annunciato dall' azienda come una semplice riorganizzazione. Il numero non è noto, ma anche nel caso si trattasse di alcune centinaia di esuberi, in termini relativi si tratterebbe di una quota ridotta rispetto ai 566.000 dipendenti (su un fatturato di quasi 178 miliardi di dollari), il 66% in più rispetto all' anno precedente.
Una crescita resa possibile anche grazie all' acquisizione di Whole Foods. L'acquisto della catena americana di magazzini alimentari di fascia media non solo ha conferito maggior vigore alle attività logistiche di Amazon, ma ne ha permesso una diversificazione in un settore del tutto nuovo per il gigante creato da Jeff Bezos nel 1994.
E non è tutto, perché l' azienda punta ad espandersi nella sanità, ampliando la presenza nelle forniture mediche ospedaliere. «Nell' ambito del nostro processo di pianificazione annuale, stiamo apportando degli aggiustamenti all' organico in tutta l' azienda, che prevedono piccole riduzioni in alcune aree e importanti assunzioni in molti altri settori. Per i dipendenti interessati da questi aggiustamenti, lavoriamo per trovare delle posizioni nelle aree in cui stiamo assumendo», spiega Amazon.
I tagli arrivano mentre la società ha 3900 posizioni scoperte a Seattle e 12.000 in tutto il mondo solo a livello dirigenziale. E mentre il colosso a caccia di un secondo quartier generale negli Stati Uniti, dove assumere 50.000 persone. C' è però un campanello d' allarme intrinseco nei tagli di Seattle.
Sebbene per alcuni siano legati in parte alla "sovrappopolazione" della sede, secondo l' ex Amazon ora amministratore delegato di Stackline, Michael Lagoni, gli snellimenti sono dovuti in parte all' avanzata dell' automazione, con i robot e i computer che prendono il posto degli esseri umani anche per effettuare previsioni sulla domanda di nuovi prodotti e trattare sui prezzi. Riduzioni inevitabili che partirebbero proprio da Silicon Valley, dove alcuni pensieri li ha anche Facebook, specie sul trattamento delle notizie e sulle fake news.
telecamera nascosta in un magazzino amazon inglese
È di ieri la notizia che nel 2016 lo scontro tra Fox e Facebook per il modo in cui il social network usava i contenuti altrui era arrivato alla minaccia diretta di Rupert Murdoch di scatenare una guerra contro Mark Zuckerberg. E a lanciare un monito alla Silicon Valley, con un riferimento particolare a Cupertino, è proprio una delle sue icone, Bill Gates. Il fondatore di Microsoft nella lettera annuale della sua Fondazione avverte: «I giganti digitali non possono pensare di mettere i loro interessi davanti a quelli degli Stati. Apple non può negare alle forze dell' ordine l' accesso ai suoi cellulari».
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