betty grebenschikoff e ana mari?a wahrenberg amiche ebree

VORREI INCONTRARTI FRA CENT'ANNI (SENZA NAZISTI TRA I PIEDI) - BETTY E ANA MARIA, DUE AMICHE EBREE CHE SI ERANO DETTE ADDIO A BERLINO NEL 1938 DOPO LA "NOTTE DEI CRISTALLI", SI SONO RIVISTE A 91 ANNI SUONATI: "ABBIAMO RISO TANTO E BEVUTO UN SACCO DI CHAMPAGNE" - ENTRAMBE PENSAVANO CHE L'ALTRA FOSSE MORTA: CON LE LORO FAMIGLIE SI NASCOSERO DALLE SS E SCAPPARONO, FINO A QUANDO UNA RICERCATRICE DELLA SHOAH HA NOTATO CHE...

Irene Soave per il "Corriere della Sera"

betty grebenschikoff e ana maria wahrenberg amiche ebree divise dai nazisti 3

 

Quando Betty Grebenschikoff e Ana María Wahrenberg si sono riabbracciate, dopo 82 anni, hanno fatto quello che fanno le amiche: «Abbiamo riso tanto che piangere era impossibile, e bevuto un sacco di champagne».

 

E un bicchiere dopo l'altro, per quattro giorni di fila, «abbiamo parlato e parlato». C'erano da raccontare, del resto, otto decenni da amiche del cuore separate. Si erano dette addio a 9 anni nel cortile di scuola, a Berlino, all'indomani della Notte dei Cristalli.

 

la notte dei cristalli 2

Le loro famiglie, ebree, sarebbero partite. Ciascuna era certa che l'altra, come molti dei loro cari, fosse morta. Le ex bambine Ilse (ora Betty) e Annemarie (ora Ana María, avendo entrambe cambiato nome all'epoca dell'espatrio, e ripreso il proprio cognome solo all'estero) si sono incontrate per la prima volta cinque giorni fa a St Petersburg in Florida, a casa di Betty; da febbraio, quando si sono ritrovate, si chiamavano su Zoom ogni domenica, e appena le restrizioni anti-Covid lo hanno reso possibile Ana María, che vive in Cile, ha preso un aereo ed è volata dalla sua amica.

 

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Hanno 91 anni. Amiche dai 6 ai 9, in classe insieme, frequentavano la stessa sinagoga e giocavano negli stessi cortili. Ricordano «le proibizioni che si infittivano, improvvisamente non potevamo più giocare a palla, né in bicicletta, come gli altri»; e ricordano il pomeriggio dell'addio, a novembre 1938, nel cortile di scuola.

 

Ricordano bene anche la notte prima: mentre fuori le vetrine andavano in frantumi e le sinagoghe bruciavano, la famiglia di Betty stava chiusa in casa a luci spente, per far credere ai nazisti di essere via; quella di Ana María fu perquisita, e il padre portato per 29 giorni a Sachsenhausen, da cui poi fu rilasciato perché aveva il visto per l'espatrio.

 

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La famiglia di Betty sarebbe fuggita in nave verso Shanghai, uno dei rari porti ancora aperti, mesi dopo; dopo il 1948 Betty volò con il marito in Australia e poi in Florida. I Wahrenberg arrivarono in Cile, unici tra i loro parenti a sopravvivere alla Shoah.

 

Il loro ritrovamento si deve a una ricercatrice della Usc Shoah Foundation, archivio fondato da Steven Spielberg che conserva 55 mila testimonianze audiovisive di sopravvissuti alla Shoah.

 

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Ita Gordon, la ricercatrice, aveva seguito un seminario in cui una dei relatori, Ana María, l'aveva toccata nel profondo. Era novembre 2020. Gordon - che di lavoro indicizza le testimonianze con parole chiave, come i nomi delle persone e dei luoghi menzionati - cerca subito nell'archivio testimonianze di Wahrenberg. Non ne trova.

 

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Cerca il nome della sua scuola, del quartiere, della sinagoga. Trova un video del 1997 in cui un'altra sopravvissuta, Betty Grebenschikoff, dice di aver cercato per decenni la sua amica Annemarie. Così, ora, l'ha ritrovata.

 

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