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DAGOREPORT – GIORGIA MELONI NON AVEVA ALCUNA VOGLIA DI VOLARE A PARIGI AL VERTICE ORGANIZZATO DA…
Roberto Nepoti per “La Repubblica”
L’ultima frontiera del porno è un hot dog: un wurstel infilato in un panino a forma di vagina, che copula tra una folla di prodotti alimentari. A confermare che Sausage Party: vita segreta di una salsiccia (nelle sale dal 30 novembre) non è precisamente un cartoon adatto ai piccini, ci sono anche un preservativo usato che racconta i suoi guai; la taco lesbica Teresa; una coppia di cibi omosessuali, e fermiamoci qui.
Divertente e un po’ repellente, più che di fantasie perverse il film è frutto dell’immaginario adolescenziale di Seth Rogen, eterno bambinone del cinema americano, che ha concepito un soggetto demenziale: il wurstel Frank, il panino Brenda e altri prodotti alimentari cercano di sfuggire al destino di essere mangiati in un diluvio di “fuck”, “shit” e divagazioni sessuali.
La novità è totale. Non certo perché il porno entri per la prima volta nella riserva protetta del cartoon: ci sono stati Fritz il gatto, dal fumetto di Robert Crumb, col famoso micio contestatore che si drogava e andava a letto con due gattine alla volta; e i manga pornografici giapponesi sono una quantità sterminata. In quei casi, però, i personaggi erano esseri umani o animali antropomorfici, non wurstel, tacos o altra roba commestibile. Chi avrebbe detto che, un giorno, i nostri fantasmi sessuali avrebbero preso la forma di accoppiamenti tra panini e salsicce? Ovvio che la forma del wurstel è banalmente evocativa e ha prodotto un repertorio di allusioni vecchio quanto il mondo.
Dalla battutaccia adolescenziale a un intero film, però, ci corre. Se è stato possibile realizzarlo, le ragioni sono almeno due. Ormai il porno con interpreti umani è in crisi irreversibile. Liberalizzato e quindi non più soggetto al brivido della trasgressione, dopo la stagione delle sale a “luci rosse” il genere è stato consegnato al consumo privato, prima con i dvd poi con il web. Però i suoi proseliti sono sempre più scarsi e demotivati. Al loro posto si è affermato un nuovo genere di pornografia: il food-porn, dove l’ossessione del cibo ha sostituito quella per il sesso.
Oggi non si parla che di cibo, mentre i canali televisivi, le pagine delle riviste, i libri di cucina regalati come strenna debordano di cibi lussuriosamente impiattati, da “mangiare con gli occhi”. E perché, allora, gli alimenti che tanto amiamo e lodiamo non sarebbero dovuti diventare i protagonisti di nuove avventure? Dotarli di una sessualità — non sembri paradossale — era solo un passo in più per celebrare l’amore incondizionato che oggi portiamo al cibo: in fondo, è stato sufficiente variare solo un po’ il tipo di erotizzazione che avevamo proiettato su di esso.
Sarà curioso vedere come il pubblico italiano, che quanto a culto gastronomico non la cede a nessuno, reagirà allo stravagante cartoon. Per ora sappiamo che Sausage Party ha riscosso un notevole successo in America: tanto più che, vietato ai minori di 17 anni, sembrava giocarsi proprio il pubblico naturale dei cartoon. Su un budget stimato di 19 milioni di dollari, ha incassato 34 milioni il primo weekend e oltre 95 alla metà di settembre, diventando un autentico caso.
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