camion basko ponte morandi

DOVE C'E' BUSINESS, C'E' MALA - ARRIVA IL PRIMO VERO CASO DI INFILTRAZIONE MAFIOSA NEI CANTIERI DEL PONTE MORANDI: LA PREFETTURA DI GENOVA HA NOTIFICATO UN'INTERDIZIONE ALLA “TECNODEM SRL”, DITTA CHE SI OCCUPAVA DELLO SMONTAGGIO DEL VIADOTTO IN SUBAPPALTO - A FAR FINIRE L'IMPRESA NELLA BLACK LIST DELLA DIA I COLLEGAMENTI CON UN MEMBRO DEL CLAN CAMORRISTICO MISSO-MAZZARELLA-SARNO…

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Marco Grasso per “la Stampa”

 

demolizione ponte morandi 6

È il primo vero caso di infiltrazione mafiosa nei cantieri del Ponte Morandi: la prefettura di Genova ieri ha notificato un' interdizione alla Tecnodem srl, ditta che si occupava dello smontaggio del viadotto in subappalto su incarico della Fratelli Omini Spa. A far finire l' impresa nella black list della Dia è il nome dell' amministratrice, Consiglia Marigliano, ma soprattutto i collegamenti con il genero della donna, e il sospetto che non sia semplicemente un dipendente come tanti: si tratta di Ferdinando Valdese, 65 anni, condannato per Camorra nel 1986 perché ritenuto membro del clan Misso-Mazzarella-Sarno, legato alla Nuova Famiglia e ai boss Michele Zaza e Ciro Mazzarella.

 

Risoluzione immediata Il blitz ha portato alla risoluzione immediata dell' appalto, ed è stato accolto con soddisfazione dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli: «È la dimostrazione che i controlli di legalità sul grande cantiere funzionano anche con procedure estremamente snelle e semplificate.

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Andiamo avanti così, con trasparenza, efficienza e rapidità». Dichiarazioni a cui risponde a stretto giro il presidente dell' Anac Raffaele Cantone, che ricorda al ministro come le regole usate per scoprire l' azienda napoletana fossero state inizialmente aggirate: «La prima versione del decreto non prevedeva i controlli antimafia. Fu in sede di audizione in Parlamento che segnalai questo aspetto, solo successivamente le norme furono inserite. È positivo che queste misure siano state utili».

 

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La Tecnodem si era aggiudicata un subappalto da 100mila euro, una cifra che, in realtà, sarebbe sotto la soglia di 150mila euro di commesse per cui vige l' obbligo dell' applicazione del Codice Antimafia. A esigere che lo screening fosse esteso a ogni impresa attiva sul Ponte Morandi, a prescindere dal valore dei lavori, è stato Michele Di Lecce, ex procuratore di Genova e consigliere in tema di Anticorruzione scelto dal commissario Marco Bucci: è il magistrato l' artefice del sistema di tornelli elettronici che identifica in tempo reale ogni lavoratore presente in cantiere.

 

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Nel frattempo, la struttura commissariale sta cercando di risolvere il rebus amianto, materiale presente nelle parti strutturali del viadotto, e che potrebbe creare non pochi problemi con l' utilizzo dell' esplosivo: venerdì verrà effettuato un test di prova in una cava, sulle alture di Genova, per monitorare il controllo delle polveri, che dovrebbero essere addomesticate con getti d' acqua.