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Giulio De Santis per www.corriere.it
ASIA ARGENTO IL FANTASMA DELL'OPERA
«Il momento più difficile è stato quando i miei figli mi hanno chiesto perché qualcuno mi chiamasse prostituta. Ma hanno capito. Ora sono serena. Ma sono stati mesi bui».
Cosi l’attrice Asia Argento, 46 anni, ricorda davanti al giudice il dolore provato dopo le opinioni espresse da Mario Adinolfi, ex deputato, giocatore di poker, 50 anni, sotto processo con l’accusa di averla diffamata in una serie di post e articoli, il primo su Facebook, poi ripreso da una testata online con il titolo «Asia Argento? È prostituzione».
Nel testo l’ex parlamentare commentava - per la Procura con toni tali da offendere l’onore e il decoro dell’attrice - gli abusi sessuali commessi su di lei da Harvey Weinstein, il produttore cinematografico condannato nel 2020 per violenza sessuale. Il primo articolo di Adinolfi, difeso dall’avvocato Francesco Zilli, è del 18 ottobre 2017.
Pochi giorni prima, il 6, un’inchiesta del New York Times aveva svelato le molestie ai danni di alcune attrici, tra cui Ashely Judd, compiute da Weinstein negli anni ‘90. Il 10 ottobre anche Asia Argento trova il coraggio di rivelare in un’intervista a Ronan Farrow, figlio di Woody Allen e di Mia Farrow, gli abusi subiti dal produttore in gioventù. In quei giorni nasce il movimento MeToo contro le violenze subite dalle donne sul lavoro.
Adinolfi decide di esprimere un parere sulla vicenda dell’attrice. Prima su Facebook, che lo bloccherà. Poi in un articolo sul suo giornale, dai contenuti simili a quello sul social network e intitolato «Un caso per riflettere sulla dignità», dove sostiene che «aver subito le attenzioni controvoglia del regista, senza reagire e denunciare, è stato senza dubbio un errore» e aggiunge che «il maschio è un porco ma quella è prostituzione». Pareri ripetuti su Twitter quando «cinguetta» che «quella dell’attrice era prostituzione d’alto bordo».
Parole che hanno ferito Asia Argento, costituitasi parte civile con l’avvocato Ervin Rupnik, come ricorda davanti al pm Gianluca Mazzei: «Leggere certe posizioni mi ha fatto male, mi sono chiusa in me stessa. Spiegare ai miei figli cosa stesse accadendo è stato duro, ma hanno compreso. Grazie a loro e a chi mi vuole bene, mi sono risollevata. È stato un percorso doloroso. Ma rifarei tutto. Ancora adesso, dopo 4 anni, aspetto che Adinolfi si scusi». L’ultimo passaggio l’attrice lo dedica alla stampa: «A volte ho avuto l’impressione di essere stata più compresa dai media stranieri, che da alcuni italiani».
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