
DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA…
AVETE MAI SENTITO PARLARE DI “CRONOLAVORO”? TRANQUILLI, SE NON AVETE IDEA DI COSA STIAMO PARLANDO È SOLO PERCHÉ SIAMO IN ITALIA – IN GIRO PER IL MONDO IMPRENDITORI E CAPI ILLUMINATI STANNO OPTANDO NON SOLO PER PERMETTERE AL LAVORATORE DI CONTINUARE LO SMART WORKING, MA FANNO IN MODO CHE SIANO I DIPENDENTI A SCEGLIERE L'ORARIO DI LAVORO IN BASE AI PICCHI DI RENDIMENTO: IN QUESTO MODO SI AUMENTA LA PRODUTTIVITÀ, I LAVORATORI SONO FIDELIZZATI PERCHÉ PIÙ FELICI E…
Estratto dell’articolo di Irene Maria Scalise per “la Repubblica”
[…] non tutti lavorano allo stesso modo. E il mondo si divide in due: gufi contro allodole. Un articolo della Bbc racconta che, specialmente dopo il Covid, la tendenza dei dipendenti è quindi di spingere le aziende a farli lavorare quando sono in grado di dare il meglio.
Coniato originariamente dalla giornalista Ellen C Scott, il “cronolavoro” consente di abbandonare gli orari di ufficio standard e scegliere ritmi che corrispondono invece ai loro cronotipi personali, l’ora naturale in cui i loro corpi vogliono dormire. Ma quanti sono questi cronotipi?
Per il “medico del sonno” Michael Breus, sono addirittura quattro, Secondo le sue indagini, il 55% delle persone riscontra il picco di produttività a metà giornata (dalle 10 alle 14); Il 15% è più adatto a partire la mattina presto; il 15% preferisce lavorare fino a tarda notte; e il 10% ha un ritmo circadiano più irregolare, che può variare di giorno in giorno.
Le esigenze delle aziende spingono invece le persone a lavorare a ritmi più tradizionali. Di conseguenza la giornata lavorativa di otto ore dalle 9 alle 17 è ancora la norma.
Paladina del diritto alla disconnessione è la statistica Linda Laura Sabbadini: «La formula dello smart working ha reso le persone anche molto sole, io sono per una formula ibrida in cui in parte si può lavorare da soli anche assecondando i propri orari, ritmi ed esigenze e in parte si torni al lavoro in presenza dei colleghi».
[…] A chi piace di più il cronolavoro? Soprattutto a quelli più giovani, piace l’idea di adattare i propri orari alle ore più produttive, ma anche molte aziende cominciano ad esserne entusiaste. Consentire al personale di lavorare quando è al meglio potrebbe aumentare le prestazioni e il benessere, con un effetto positivo sulla fidelizzazione dei dipendenti. «Se i lavoratori sono felici e i loro manager sono d’accordo, è più probabile che rimangano nell’organizzazione », dice un direttore del personale.
Al netto degli entusiasmi il cronolavoro non è ancora un fenomeno diffuso. Molte aziende lo trovano non convenzionale o lamentano che non può funzionare per l’organizzazione globale perché non permette di interagire con fattori esterni, come orari di Borsa o rapporti con i clienti. Un esempio di crono produttività ben avviato? Nessuno dei 17 dipendenti della piattaforma di lavoro Flexa con sede a Londra segue lo stesso modello di lavoro. Alcuni iniziano alle 07:30, altri non si collegano prima delle 11:00 e lavorano fino a tarda sera.
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