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Fabio Veronica per “il Messaggero”
La Grecia è di nuovo stretta nell' angolo, messa in difficoltà dalla parte più estrema dei suoi creditori. Se non si conclude la nuova valutazione dei progressi compiuti sinora da Atene, il paese non riceverà nuovi aiuti, e potrebbe rimanere senza liquidità già prima della prossima estate.
Lo scenario si ripete, identico nel tempo: il Fondo Monetario insiste sul bisogno di far approvare misure preventive da applicare dopo il 2018, per un totale di 4,5 miliardi.
dijsselbloem tsipras merkel juncker schaeuble
Sarebbe a dire l' ennesimo taglio delle pensioni che, secondo alcuni calcoli, potrebbe portare ad ulteriori diminuzioni del 30% ed un innalzamento della soglia della no-tax area.
TEMPI STRETTI
In questo eterno gioco delle parti, la Germania continua ad essere contro un vero alleggerimento del debito di Atene, come invece richiede l' Fmi, per poter arrivare a delle prospettive realmente sostenibili. Il muro contro muro tra i falchi europei, guidati da Schauble ed il Fondo monetario ormai pesantemente influenzato dalle scelte politiche di Trump sembra voler riportare sulla scena il rischio Grexit, scongiurato, al costo di grandi sacrifici, nell' estate del 2015.
Domani si riunisce il Consiglio Direttivo dell' Fmi, ma non ci si attendono aperture. Dovrebbe solo venire ulteriormente ufficializzata la linea dura a favore dei tagli, l' assoluta contrarietà a rimettere in vigore i contratti di lavoro, e la richiesta di dare maggiore forza ai licenziamenti collettivi, puntando anche ad un' ulteriore liberalizzazione dei servizi. In tutto ciò, il governo Tsipras, che ha già portato a casa un avanzo primario pari al 2,3% del Pil, chiede che i creditori riconoscano al più presto i progressi fatti dal paese, in modo da poter usufruire del Quantitative Easing della Bce ed avere maggiori garanzie per la stabilizzazione dell' economia.
«L' Europa non può permettersi di produrre più crisi di quelle che è in grado di risolvere. E non deve neanche più seguire programmi di austerità che stanno stremando i popoli e li stanno mettendo in piena contrapposizione emotiva con le leadership dei loro paesi», ha dichiarato il primo ministro di Syriza.
I tempi, tuttavia, sono molto stretti: anche ad Atene sono tutti concordi sul fatto che se non si raggiunge un accordo entro febbraio, c' è il rischio concreto che si possano aprire scenari apocalittici, dal momento che le tornate elettorali in Olanda, Francia e Germania non permetterebbero ulteriori trattative fino al prossimo mese di settembre. In una situazione che è sempre più paradossale, tutti, in realtà comprendono che quello di cui c' è veramente bisogno è un taglio reale e corposo del debito pubblico, cresciuto a dismisura, negli ultimi anni, proprio a causa della politica di austerity imposta alla Grecia.
Fondo Monetario Internazionale
Lo stesso Fmi calcola che se non si interviene in modo sostanziale, il debito pubblico ellenico, nel 2060, arriverà al 275% del Pil. L' Fmi, se Atene non taglia il debito, non intende più partecipare al programma di aiuti e Berlino, da parte sua, non vuole mantenere in vita il programma in questione, senza la presenza del Fondo, ritenuta una garanzia fondamentale.
Apparentemente, ci si è messi in una via senza uscita. Ma come in tutte le crisi in cui anche la politica conta qualcosa, ci sono ancora degli spiragli. La politica imposta da Schaeuble viene apertamente criticata anche dal socialdemocratico tedesco Sigmar Gabriel, vice della Merkel, che gli ha chiesto «di fare tutto ciò che è possibile per mantenere unita l' Europa e l' Eurozona».
La Grecia, da parte sua, è pronta ad accettare di compensare eventuali scostamenti di bilancio, dopo il 2018, ma con misure che verranno votate in seguito, e non preventivamente, con due anni di anticipo. E molto dipenderà, ovviamente, dalle intenzioni di Donald Trump, e quanto queste peseranno nel board dell' Fmi. Intenzioni che non sembrano delle migliori, viste anche le recenti dichiarazioni sulla Brexit. Bisognerà quindi capire se il Presidente americano avrà mano libera nell' indebolire, e forse disintegrare, l' intera Eurozona.
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