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Sparò ai due nomadi che si erano introdotti in piena notte nel suo deposito di ferri vecchi per rubare. A distanza di nove anni l’odissea giudiziaria del vicentino Ermes Mattielli, passata dall’accusa di eccesso di legittima difesa a lesioni sino al duplice tentato omicidio volontario, non è affatto conclusa. Ieri è arrivata la mazzata.
Tornato in aula a distanza di tre anni dal primo verdetto per lesioni colpose, poi annullato, l’ex rottamaio di Arsiero è stato condannato dal collegio del tribunale di Vicenza a cinque anni e quattro mesi di reclusione (il procuratore capo aveva chiesto un mese di meno), con l’interdizione, per cinque anni, dai pubblici uffici.
Condannato anche a risarcire i ladri, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 135mila euro totali. Per il resto si vedrà in sede civile. «Aspettiamo di leggere le motivazioni e poi valuteremo che fare - commenta l’avvocato Maurizio Zuccollo - ricorreremo in Appello e andremo fino alla Cassazione se necessario».
Tutto era cominciato il 13 giugno 2006. Quella sera il titolare del robivecchi a Scalini di Arsiero, scattato l’allarme, si era precipitato nel vicino deposito e quando si era trovato davanti i due intrusi, che avevano già ammucchiato dei cavi in rame e che stavano brandendo delle spranghe, aveva sparato.
Impugnata la pistola calibro 9 che si era portato da casa, aveva scaricato tutti i proiettili, quattordici colpi, a distanza ravvicinata. «Ero disperato: avevo già subito numerosi furti. Quando me li sono visti venire contro ho avuto paura e ho premuto il grilletto», è sempre stata la versione dell’invalido civile, che sostiene di aver agito per legittima difesa, perché convinto dell’imminente e grave pericolo alla sua incolumità.
A distanza di sei anni, il 4 luglio 2012, era stato condannato per lesioni colpose ad un anno, pena sospesa, condizionata al pagamento di una provvisionale di 120mila euro ai nomadi. All’epoca anche gli assessori Roberto Ciambetti ed Elena Donazzan si erano mobilitati per una raccolta fondi (un flop, con 800 euro circa). E da più parti si era urlato alla sentenza ingiusta, con cittadini e politici scesi in piazza e fiaccolate.
Una sentenza annullata poi dalla Corte d’Appello di Venezia, che aveva sposato in pieno i motivi del procuratore generale Pietro Calogero, del procuratore di Vicenza Antonino Cappelleri e dell’avvocato di parte civile, secondo cui gli spari non furono un errore di valutazione nell’esercizio di legittima difesa, ma un tentativo di uccidere.
Sono stati quindi restituiti gli atti a Vicenza, per elevare l’accusa a duplice tentato omicidio volontario di Blu Helt, 36enne di Malo con il femore fratturato, tanto che oggi ha una gamba più corta di tre centimetri, e Cris Caris, 31enne di Piovene (entrambi sono già stati condannati a quattro mesi per il tentato furto). Mattielli li dovrà risarcire con 135mila euro.
rapina in gioielleria sventata da stacchio
stacchio
Il loro avvocato, Andrea Massalin, ne aveva chiesti 150mila. «La sentenza inquadra giustamente la vicenda - commenta il legale - non si è trattato di legittima difesa, non era necessario massacrare i due di colpi, linciarli, quando erano a terra feriti. Se i fatti vengono travisati ovvio che si arriva alla percezione di un assurdo giuridico».
Non è dello stesso parere Graziano Stacchio, il benzinaio di Nanto indagato per eccesso di legittima difesa dopo che ha impugnato il fucile contro i banditi che stavano assaltando la vicina gioielleria Zancan, uccidendone uno. «Mi fanno morire queste cose, mi dispiace per Mattielli, spero che la magistratura si metta una mano sulla coscienza - ha fatto sapere – ho provato le stesse cose e visto l’arroganza e la superbia di quelle persone per le quali la vita degli altri non vale niente ma la loro è tutelata». Antonio Mondardo, segretario provinciale della Lega Nord, ha già detto che si attiverà per aiutare il 62enne: «È incredibile, conviene fare il delinquente, si ha un reddito assicurato. Cercheremo di dare il massimo sostegno a questo eroe».
Più cauto Pietro Menegozzo, segretario provinciale facente funzioni del Partito Democratico: «Evidentemente ci sono state valutazioni anche sulle dimensioni della reazione – eccessiva – se si è arrivati a tale condanna».
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