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BANG BANGS – CHI ERA, CHI NON ERA, CHI SI CREDEVA DI ESSERE LESTER BANGS L’UOMO CHE INVENTÒ IL GIORNALISMO APPLICATO AL ROCK E MORÌ COME LE STAR DEI SUOI PEZZI - LE TIRATE CONTRO I LED ZEPPELIN E I BEATLES, IL FILM CULTO DEGLI ANNI’9O «ALMOST FAMOUS» CON IL SUO PERSONAGGIO INTERPRETATO DA UN ALTRO MALEDETTO, PHILIP SEYMOUR HOFFMAN E QUELLA DOMANDA: “I GIORNALISTI MUSICALI SONO DEI ROCKER FRUSTRATI?”
Matteo Cruccu per www.corriere.it
Chissà come sarebbe diventato da vecchio, un trombone pedante o se invece avrebbe mantenuto l’attitudine iconoclasta e incendiaria che percorse tutta la sua gioventù. No, non sappiamo come Lester Bangs sarebbe diventato se avesse festeggiato i suoi settant’anni esattamente oggi, semplicemente perché l’uomo che ha inventato il giornalismo applicato al rock’n’roll, se ne andò a soli 34 anni, un giorno del 1982, travolto da un mix di medicine e psicofarmaci e da qualche ansia di troppo. Né più né meno di tanti alfieri dello stardom che lui aveva sbertucciato finemente o, più raramente, incensato.
Sì, l’occasione del compleanno (mancato), serve per ricordare la penna più affilata, consapevole e feroce che il giornalismo musicale mondiale abbia mai conosciuto. Tanto iconica che sarebbe diventata protagonista di un film culto degli anni’9o «Almost Famous» dove, beffarda ironia del destino, a impersonare per sempre Lester sarebbe stato Philip Seymour Hoffman, altro grande travolto troppo presto dalle sue inquietudini.
Ebbene, Lester, nato nelle profondità della California ispanica, fu dunque il primo a capire che il rock avrebbe avuto bisogno di una declinazione letteraria , in un modo assolutamente inedito: struttura free form cara alla beat generation, terminologia inventiva come mai prima (a lui, di fatto si devono, le parole punk e grunge) e assenza di sconti nei confronti di qualsivoglia star, fino a quel momento sempre adulate dai media tradizionali.
Per questo motivo, per le sue tirate contro i Led Zeppelin e i Beatles expost (talvolta), la stampa convenzionale, Rolling Stone innanzitutto, lo silurerà, costringendolo a scrivere su giornali più indipendenti come «Creem» e fanzine a vario titolo. Il critico avrà anche le sue predilezioni, Iggy Pop, Lou Reed e gli Mc5, mettendo sempre innanzi la spontaneità e il rumore inteso come potenza di fronte all’artifizio.
Oltreché divorare dischi, Lester andrà anche sui palchi a seguir concerti, ma sempre come esercizio psicosociologico, inchiodando ogni volta manie ossessive e vizi bislacchi delle star di turno, già e soprattutto allora, nei tumultuosi ’70, decisamente strabordanti. Proverà poi lui stesso a salirci, sui palchi, invero senza troppo successo, per provare a smentire l’idea che «i giornalisti musicali sono dei rocker frustrati». Il tentativo si interruppe con la sua morte. E alla fine non abbiamo guadagnato un’altra star, ci è rimasto però un maestro di scrittura e di pensiero. Anche se avremmo preferito vederlo ( e leggerlo) un po’ più a lungo.
LESTER BANGS
LESTER BANGS PATTI SMITH E LOU REED
lester bangs
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