DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Giuseppe Baldessarro per “la Repubblica”
«È importante che se ne parli. Ed io sono particolarmente lieto di aver contribuito a questa serata di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne». Era il 2 marzo del 2013. Il dottor Matteo Cagnoni, elegante e impeccabile come sempre, dal palco del teatro Rasi introduceva il convegno “Beautiful minds”.
Ospiti lo psichiatra Rosario Sorrentino e il giornalista Rai Luciano Onder. Nelle prime file tutta la Ravenna che conta e naturalmente lei, Giulia Ballestri, sua moglie. La donna che, secondo le indagini della procura, venerdì scorso ha massacrato a colpi di bastone fino ad ammazzarla.
Erano inseparabili Matteo e Giulia, sempre assieme, uniti. Come quella sera a teatro. Cagnoni aveva avuto l’idea del convegno qualche mese prima, aveva riunito i club Lions della città e contattato Alessandra Bagnara, di Linea Rosa: «Ho un’idea, voglia fare questo incontro e devolvere tutto alla vostra associazione». Se lo ricorda ancora la presidente: «È sempre stato gentile, e in quei mesi ci siamo incontrati tante volte per l’organizzazione dell’evento che lui stesso fece finanziare all’ordine dei dermatologi».
Riunioni dopo riunioni, per stilare il programma, preparare i volantini, per stabilire ogni dettaglio. Lui, ricorda Alessandra Bagnara, «era ed è molto noto a Ravenna, mediaticamente molto attivo e spesso ospite di trasmissione televisive nazionali che si occupano di salute. Agli incontri veniva spesso anche la moglie, sono famiglie impegnate in campo sociale da sempre». Puntuale, garbato, umile. Per la serata al Rasi «si era messo a fare persino volantinaggio, e la serata fu un successo».
Dalle serate contro il femminicidio all’accusa di aver assassinato la moglie sono passati poco più di tre anni. A Ravenna stentano ancora a crederci. Belli, ricchi e felici, Matteo e Giulia si vedevano spesso in centro. Tra il numero 20 di via Diaz, dove vive ancora la famiglia Ballestri, e Piazza del Popolo ci sono dopo più di cento passi. Era una strada che facevano spesso, magari per arrivare in via Cavour, la strada dei negozi belli di Ravenna.
Lui professionista stimato di famiglia bene, un fratello docente universitario e un padre di altrettanta fama accademica. Lei ragazza a modo, figlia e sorella di imprenditori di successo. La si vedeva spesso accompagnare i tre figli a scuola, per il resto una vita molto composta, all’ombra del marito che amava farsi immortalare in iniziative pubbliche con i volti noti dello spettacolo.
Nel suo album dei successi le fotografie con Carlo Verdone, Beppe Fiorello, Franco Califano, Cristian De Sica e persino l’immagine di loro due insieme a Piazza San Pietro, con lui che bacia la mano a Papa Ratzinger. Poi i libri e i convegni, e le comparsate in televisione. Una vita fatta di successi, condivisi, e di conti correnti importanti. Mansarda in centro storico, casa a Cortina e al mare a Marina Romea. Belle macchine, ma senza eccessi. Una coppia con una posizione invidiabile, certamente una famiglia stimata.
Così è stato per diversi anni prima che qualcosa si rompesse. Un primo colpo Matteo Cagnoni lo aveva avuto quando nel 2011 era finito in un’inchiesta della procura di Firenze su un giro di mazzette di una casa farmaceutica ad alcuni professionisti incaricati di “spingere” un nuovo e costoso farmaco. Lui ne era uscito completamente pulito e nei mesi successivi sembrava essere tornato in auge. Poi pian piano la coppia aveva iniziato a farsi vedere meno in giro.
GIULIA BALLESTRI E MATTEO CAGNONI
Qualcosa si era evidentemente rotto e soprattutto nell’ultimo anno in tanti si erano accorti che i due non erano più gli stessi. Nessuna voce particolare, Matteo era uno di quelli che pensavano che gli eventuali panni sporchi vanno lavati in famiglia. Tuttavia lei con qualcuno si era confidata, un nuovo amico anzi di più. Un confidente con il quale aveva iniziato ad avere quella che la procura definisce «una vera e propria relazione sentimentale».
Il marito lo aveva saputo, lei voleva il divorzio. Non ce la faceva più a sopportare quell’uomo che era diventato geloso e maniacale. Ad agosto scorso aveva aggredito in strada il suo nuovo amore, le aveva clonato il telefono, riceveva i messaggi indirizzati a lei e quelli che lei spediva ad altri.
Secondo quanto scritto nel decreto di fermo, «Cagnoni pretendeva, come un proprio diritto, rapporti sessuali con la moglie, e la stessa solo per non aumentare i problemi tra di loro vi si sottoponeva».
Quella descritta nell’inchiesta del procuratore Alessandro Mancini e del pm Cristina D’Aniello sembra una famiglia diversa dalla coppia affiatata che a Ravenna vedevano a passeggio con i bambini per il centro della città. Non e’ una storia di degrado che sfocia in violenza cieca. Il sindaco Michele de Pascale non entra nel merito ma ricorda come «purtroppo la violenza di genere è traversale a ceti sociali e condizioni economiche». Ricchi o poveri, insomma, non fa differenza.
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