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G. G. V. per il “Corriere della Sera”
L’omaggio ai martiri del comunismo, la convivenza possibile tra religioni diverse. Papa Francesco parte stamattina per l’Albania, undici ore serrate a Tirana con rientro la sera a Roma per il suo primo viaggio (a parte quelli in Italia) in Europa, «un quinto continente un po’ invecchiato», ha osservato ieri parlando ai vescovi: «Alcuni dicono che l’Europa non è la “madre Europa” ma la “nonna Europa”. Non so se è vero! Ma questo continente è una “periferia”...».
Un’Europa «stanca» che «dobbiamo aiutare a ringiovanire, a ritrovare le radici che ha rinnegato», aveva detto il 15 giugno a Sant’Egidio: un po’ come la stessa Chiesa, sempre meno eurocentrica, che Bergoglio sta riformando anche nelle strutture. Proprio ieri il Vaticano ha annunciato la nascita di una «Commissione speciale di studio per la riforma del processo matrimoniale canonico» che Francesco ha voluto istituire il 27 agosto per «preparare una proposta di riforma del processo matrimoniale, cercando di semplificarne la procedura, rendendola più snella e salvaguardando il principio di indissolubilità del matrimonio».
Traduzione: si tratta di rendere meno barocche le norme che regolano l’annullamento delle nozze e quindi più rapidi i processi. Un annuncio significativo, alla vigilia del Sinodo sulla Famiglia che dal 5 ottobre discuterà anche delle «situazioni difficili o irregolari», a cominciare dai divorziati e risposati cui è tuttora negata la comunione.
Non è un mistero che cardinali e vescovi siano divisi, come dimostrano le polemiche degli ultimi giorni. Ma il Papa ha ammonito i pastori a «non sprecare energie per contrapporsi e scontrarsi» e l’altro giorno è stato molto chiaro: davanti alle tante persone «stanche e sfinite» che «soffrono» e attendono dalla Chiesa «vicinanza e prossimità», bisogna guardarsi dalla «tentazione della sufficienza e del clericalismo, quel codificare la fede in regole e istruzioni, come facevano gli scribi, i farisei e i dottori della legge del tempo di Gesù».
Così la commissione per snellire i processi sulla nullità matrimoniale — e quindi l’attività della Rota Romana — è un segnale importante. Un primo passo per affrontare il problema dei divorziati risposati, già suggerito da Benedetto XVI e contemplato anche dal fronte conservatore. La commissione sarà guidata dal decano della Rota, monsignor Pio Vito Pinto, ne faranno parte il cardinale Francesco Coccopalmerio e altri canonisti ed esperti.
La discussione è aperta ma esiste già un’ipotesi fondata che avrebbe un impatto rivoluzionario. Ne ha parlato una settimana fa l’arcivescovo Bruno Forte — grande teologo che Francesco ha voluto come segretario speciale del Sinodo — in una relazione sulla famiglia rivolta ai nuovi pastori su invito della Congregazione dei vescovi: «Per accertare in maniera efficace e snella l’eventuale nullità del vincolo si fa strada da varie parti l’ipotesi di eliminare l’obbligatorietà della doppia sentenza conforme, procedendo al secondo grado solo se c’è appello da una o entrambe le parti entro un tempo definito», si legge sull’Osservatore Romano.
Oggi sono obbligatori due gradi di giudizio nel tribunale diocesano: una volta arrivati a sentenza, ce ne vuole una seconda di un altro tribunale. Solo se è identica, diventa definitiva; se no si passa alla Rota di Roma, sorta di Cassazione. Eliminare la doppia sentenza significherebbe risparmiare anni: il secondo grado ci sarebbe solo in caso di ricorso di una delle parti. Tutto si risolverebbe prima, in diocesi. E a Roma arriverebbero solo i casi (si immagina rari) di ricorso nei quali la seconda sentenza fosse diversa dalla prima. In ogni caso si tratta di semplificare le norme, con relativo contorno di formalismo ed ermellini.
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