DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
L’intervista di Paolo Rodari a Nunzio Galantino per “la Repubblica”
«Chiariamo subito una cosa: il primo a volere fare luce su ciò che non va è stato il Papa, sulla scia di quanto già Benedetto XVI aveva chiesto con forza. E la sua opera di riforma continuerà. Non vorrei che chi leggesse oggi i due libri pensasse che è grazie ad essi che è stato fatto emergere ciò che non va».
Parla di «descrizioni strumentalizzate, di evidenti forzature e accostamenti del tutto non giustificati», monsignor Nunzio Galantino, Segretario generale della Cei, quando viene interrogato sui documenti sottratti al Vaticano e pubblicati poi su "Avarizia" e "Via Crucis", i volumi di Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi. E ricorda anche che la maggior parte delle cose pubblicate «erano già note, proprio grazie al lavoro di cesello messo in campo da Francesco, sollecitato a fare ciò dagli stessi cardinali nelle sessioni pre-conclave».
Il Papa due giorni fa ha però ricordato che «la Chiesa deve testimoniare la povertà e che i cristiani non possono vivere come faraoni ».
«Certo. Ma sono cose sulle quali sta opportunamente insistendo da sempre».
A cosa si riferisce?
«A chi conduce uno stile di vita non riconducibile al Vangelo, lontano da una sobrietà nei comportamenti. Il Papa non chiede di vivere da pezzenti. Ma di evitare comportamenti che vanno al di là della normalità, eccessivi ».
Come vive un prete di una Chiesa povera?
«Vive come un buon padre di famiglia, senza eccedere in cose che risulterebbero fuori luogo».
Cos'è la sobrietà?
«Per me è il versante laico della povertà. Un prete sobrio è un uomo che vive fino in fondo il suo ministero, pur magari in giornate difficili: comunque, sempre evitando eccessi dannosi e ingiustificati».
salvo sottile e gianluigi nuzzi
I libri di Fittipaldi e Nuzzi non le sono piaciuti?
«Mi chiedo se sia giornalismo ricevere, mi si passi il paragone, una scatola di scarpe piena di documenti trafugati e su questa base costruire un libro. Cosa hanno messo di loro i due giornalisti? Forse soltanto la scorrettezza di creare collegamenti opinabili. Il patetico ricordare, da parte di Nuzzi, che manda i figli alla scuola cattolica, non basta per accreditare la sua come un' operazione che intende aiutare la Chiesa a convertirsi».
«Lo sta facendo Francesco, come lo ha fatto Benedetto XVI, anche con il nobile gesto delle dimissioni, senza andare a rovistare nella pattumiera. Quanto all' accusa di servirsi delle offerte per i poveri per fini discutibili, dico che chi è in buona fede vede cosa da sempre la Chiesa fa per i poveri. Invece, l' immagine che esce dai libri è di una Chiesa che ruba ai poveri. Uno stravolgimento della realtà al limite della disonestà intellettuale».
Monsignore, i libri descrivono comunque una realtà di fatto. I fedeli secondo lei come stanno reagendo?
«Ho ricevuto per fortuna tante testimonianze positive. Su tutte, il messaggio di una signora che mi scriveva: "Non saranno questi due libri a trasformare la nostra vita o il nostro modo di guardare ai sacerdoti e ai vescovi. Solo il Vangelo da loro vissuto con più coerenza ci aiuterà a guardarli e a continuare a farceli apprezzare". Testimonianza straordinaria, ma anche chiamata a un impegno serio, a cominciare da me!».
Come definirebbe la tempesta di questi giorni?
«Un momento di grazia! Non ho dubbi! È una straordinaria opportunità per verificare il nostro stile di vita, le nostre scelte, il nostro modo di parlare ed agire».
LIBRO DI GIANLUIGI NUZZI VIA CRUCIS
La Chiesa italiana si accinge a vivere un momento importante. Si apre il convengo ecclesiale di Firenze.
«È chiaro che Firenze non sarà un confronto di idee, bensì di esperienze e di vita. Vita con vita, insomma, senza tuttavia cadere nel rischio di un cristianesimo che mette al bando il pensiero, la ricerca, la riflessione critica sul dato di fede».
«Se qualcuno pensasse che il riferimento continuo alla concretezza della vita metterà in secondo piano una riflessione critica sulla fede, la ricerca teologica, sbaglierebbe indirizzo. La teologia avrà pieno diritto di vivere e di esistere a Firenze e dopo. Ci sarà bisogno, infatti, di un supplemento di riflessione teologica proprio a partire da ciò che verrà fuori dal convegno ecclesiale ».
Francesco quale strada indicherà?
«Avrà tante cose da dirci e tutte le ascolteremo con attenzione. Credo in ogni caso che una delle consegne che ci farà sarà in continuità con quando uscito durante il Sinodo sulla famiglia. Su tutte, un modello, uno stile di "essere Chiesa", che sia fino in fondo sinodale. La teologia potrà contribuire a disegnare una "via cattolica alla sinodalità"».
«Esistono esperienze stupende di sinodalità vissute nel mondo ortodosso e della Riforma: né l' una né l' altra, però - lo dico con il massimo rispetto - possono essere la sinodalità della Chiesa cattolica, la quale contempla sempre la presenza dei laici accanto ai pastori e la presenza del Papa. Essa è vissuta "cum Petro e sub Petro", che non significa una sinodalità limitata o sotto tutela, perché è proprio il Papa per noi cattolici a essere ga- ranzia di unità e anche di grande libertà».
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