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NELLA BOTTE GIAPPONESE C’È IL WHISKY BUONO - SE C'È UNA DATA DI NON RITORNO È SENZ'ALTRO IL 2015, L'ANNO IN CUI UN SINGLE CASK GIAPPONESE FU GIUDICATO IL MIGLIORE DEL MONDO DALLA WHISKY BIBLE DI JIM MURRAY: ERA UNO YAMAZAKI 18 ANNI IN SHERRY E DA QUEL MOMENTO IL SINGLE MALT NIPPONICO DIVENTÒ OGGETTO DI CULTO E COLLEZIONE – GUSTO LIEVE, MA DECISO IN BOCCA È MOLTO OLEOSO E CREMOSO EPPURE NON TROPPO DOLCE. UNICO INCONVENIENTE: IL PREZZO CHE…
Se c' è una data di non ritorno nel mondo del whisky, è senz' altro l' anno di grazia 2015. Ovvero l' anno in cui un whisky giapponese fu giudicato il migliore del mondo dalla Whisky Bible di Jim Murray.
Quel whisky era un single cask Yamazaki 18 anni in sherry e da quel momento il single malt nipponico diventò oggetto di culto e collezione e i prezzi decollarono a dismisura.
Oggi, a qualche anno dal boom inaspettato, il whisky giapponese è realtà e non solo esotismo pure in Europa.
Anche se (troppo?) spesso abbondano prodotti che di giapponese hanno solo il nome e l' etichetta con molti ideogrammi, le distillerie storiche sono diventate ormai familiari. Tra queste, appunto, Yamazaki - del gruppo Beam Suntory - è senz' altro una delle più stimate. Fondata nei pressi di Kyoto nel 1923 da Shinjiro Torii, esporta in Italia diverse espressioni, tra cui il 12 anni, considerato l'«entry level» di gamma.
Occorre premettere che il whisky giapponese è rinomato per essere «fatto come una volta». Masataka Taketsuru, che a inizio '900 visitò la Scozia, sposò una scozzese e tornò in Giappone con i segreti delle distillerie, ha fatto scuola.
E come spesso accade, i discepoli hanno superato i maestri. Fine della premessa, si passi a questo whisky, che riesce ad essere lieve e deciso. Al naso ha bisogno di tempo: parte pungente, poi coi minuti emerge del kumquat, un che di floreale e un aroma tosto di cereale, fieno e legna appena spaccata. In bocca è molto oleoso e cremoso eppure non troppo dolce.
Nocciola, cocco tostato e grandi dosi di spezie (noce moscata, cannella). Avvolgente e senza impegno, ha un finale bello lungo, tra il miele, il pepe bianco e frutta secca. Magia: ora dal bicchiere si sprigionano aromi di vaniglia e crema, quasi torta di mele. Un whisky solido, per nulla vezzeggiativo. Anzi, con certi spigoletti inaspettati che comunque ti mettono a tuo agio. In Giappone l' accoglienza è arte sacra: questo whisky sembra fatto apposta per non farti sentire in soggezione.
Yamazaki 12 anni, 43%, 180 euro.
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