DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
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Intrappolato in un semi-rimorchio rovesciato, Daniel Shaw attendeva solo la morte. Era il 2013 e, nonostante la sua esperienza come cacciatore di tornado, era rimasto spiazzato dall’imprevedibilità di quella colonna impazzita di detriti chiamata “El Reno”.
È rimasto vivo, ma da quel giorno la sua esistenza è cambiata. «È stata senza dubbio una delle esperienze più spaventose della mia vita. Stavo aspettando di morire, ero intrappolato e invece sono riuscito a sopravvivere».
Sia per Shaw che per il suo amico Willoughby Owen le tempeste sono una passione da quando erano bambini: entrambi australiani, sono spesso negli Stati Uniti per inseguire i tornado più pericolosi del mondo. Ultimamente Owen ha scattato una delle più belle immagini di un tornado a Laramie, nel Wyoming, ma la loro storia arriva da lontano.
«Il mio obiettivo principale è quello di testimoniare Madre Natura nella sua forma più bella, ma anche in quella più micidiale: la mia passione è iniziata 11 anni fa, pian piano le tv hanno iniziato a chiamarmi quando si trattava di scattare foto e girare immagini di quei "bestioni".
Ho impiegato anni per imparare tutto quello che c’era da sapere sul tempo, sulle tempeste e sui tornado, ma nel 2011 tutto ha preso un’altra forma davanti ai miei occhi: sono rimasto scioccato per la devastazione causata nella città di Joplin, nel Missouri.
Sono stato testimone di uno dei tornado più letali della storia degli Stati Uniti e ho iniziato ad avere paura. L'Australia, a differenza degli Usa, è un Paese fortunato: non penso che noi australiani riusciamo a capire quanto siamo fortunati nel poterci svegliare ogni mattina e sapere che la nostra casa non finirà in un altro Stato».
Oggi Shaw ringrazia il cielo di essere ancora vivo: nel 2013 poteva rimanere ucciso da quel tornado che si portò via tre dei suoi colleghi. «Ho quasi perso la vita quel giorno - ha concluso Shaw - Quella tempesta si è mossa in modo del tutto imprevedibile».
Lo sa bene anche Willoughby Owen, di Hamilton, in Nuova Zelanda, che come cacciatore di tornado ha rischiato la vita inseguendo “El Reno”. «Quella tempesta era molto pericolosa. Era imprevedibile.
Stavamo andando a 55 miglia all'ora, il più velocemente possibile su questa strada sterrata: per fortuna a un tratto il tornado ha cambiato direzione. Se avesse continuato ad andare a est, avrebbe ucciso chissà quante persone che erano rimaste bloccate senza via d’uscita.
Quell’esperienza mi ha aiutato a capire che bisogna sempre lasciarsi delle vie di fuga se non si vuole rischiare di ritrovarsi travolti». Entrambi sono dei veterani, ma sono d’accordo sul fatto che quando si va incontro a un tornando, se non si ha una preparazione alle spalle si rischia sempre di rimetterci la pelle.
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