DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
Silvia Turin per “corriere.it”
È la seconda causa persa dalla multinazionale americana Johnson & Johnson contro una donna malata di tumore alle ovaie sviluppatosi a causa del talco usato per anni. Questa volta l’azienda dovrà risarcire 55 milioni di dollari a Gloria Ristesund, 62enne del South Dakota.
Il caso precedente
È la stessa corte che nel mese di febbraio aveva emesso un altro verdetto sfavorevole alla J&J, obbligandola a sborsare 72 milioni di dollari alla famiglia di una donna dell’Alabama, Jackie Fox, deceduta in seguito allo stesso tipo di patologia. La donna per 35 anni aveva utilizzato il talco “Baby Powder” per l’igiene intima. I suoi avvocati hanno sostenuto che il gruppo sapeva dei rischi legati al prodotto e avrebbe omesso di informare correttamente i consumatori, come sarebbe emerso peraltro anche da alcuni memo interni dell’azienda presentati al processo.
Più di 1000 cause pendenti
E queste cause sono le prime di una lunga serie, visto che l’azienda deve affrontare altre 1.200 cause pendenti sulla stessa tematica e altre, secondo gli esperti, potrebbero aggiungersene dopo le recenti notizie.
Johnson & Johnson ha annunciato che presenterà appello per entrambe le decisioni, precisando tramite la portavoce Carol Goodrich che le sentenze sono contrarie ai risultati di decenni di ricerche le quali sostengono la sicurezza del talco. L’azienda ha ricordato come i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) non abbiano mai inserito la sostanza tra quelle a rischio di favorire la comparsa di un tumore alle ovaie.
Sospetto ma non ci sono prove a sufficienza
In realtà il talco è “indagato” da tempo e l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (lo Iarc di Lione) ha classificato le polveri per il corpo a base di talco come possibili cancerogeni per l’uomo nel 2006. Possibili (insieme a centinaia di altre sostanze), non probabili e neppure certe.
L’ipotesi avanzata dai ricercatori è che la polvere di talco, contenente agenti infiammatori, si diffonda dagli organi genitali esterni a quelli interni femminili causando infiammazioni di lunga durata che, a loro volta, stimolano la formazione di un tumore.
«Ad oggi, però, nonostante i numerosi studi condotti negli anni, non ci sono prove a sufficienza per stabilire un legame tra borotalco e cancro», dice Paolo Scollo, presidente della Società italiana di Ginecologia e Ostetricia. La conclusione a cui giungono gli esperti quindi è che non ci sono sufficienti elementi per dimostrare un rapporto tra l’utilizzo del talco sui genitali e l’insorgere di una qualche forma di cancro.
Come si manifesta il cancro alle ovaie
«Non c’è nessun motivi per allarmarsi – conclude Scollo, che è anche direttore dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia all’ospedale Cannizzaro di Catania -, proprio perché gli studi effettuati nel corso degli anni sono stati molti e non si è arrivati ad alcuna conclusione che renda questi prodotti pericolosi.
Piuttosto, visto che il cancro all’ovaio è ancora oggi un nemico assai temibile, è importante che le donne imparino a riconoscerlo ed evitare i fattori di rischio che sono invece stati assodati.
Tra i possibili sintomi, purtroppo vaghi, ci sono dolori e gonfiore addominale, stitichezza o difficoltà digestive che devono destare preoccupazione se perdurano per settimane. Obesità, il fumo, assenza di esercizio fisico fanno invece aumentare il rischio di ammalarsi.
E bisogna tener presente che la maggior parte dei casi viene identificata dopo l’ingresso in menopausa, tra i 50 e i 69 anni, e circa il 15 per cento dei tumori all’ovaio ha come principale fattore di rischio la familiarità: donne con madre, sorelle, figlie con tumore dell’ovaio, della mammella o dell’utero hanno maggiori probabilità di sviluppare la neoplasia».
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