augusto paolo lojudice

“NON SI PUÒ TORNARE INDIETRO, DOBBIAMO STARE TRA LA GENTE: LA DIREZIONE E’ QUELLA DEL VANGELO” - IL CARDINALE LOJUDICE, PER OTTO ANNI PARROCO NELLA PERIFERIA DIFFICILE DI TOR BELLA MONACA: “L’ESSENZIALE È STARE TRA IL POPOLO. COSÌ SI COMINCIA AD ANNUNCIARE IL VANGELO, NON CON LE SCRITTE ‘VIVA GESÙ’ MA VIVENDOLO. IL PROSSIMO PAPA? LA COSA IMPORTANTE È PENSARE ALLA CONTINUITÀ PROFONDA CHE C’È STATA TRA GLI ULTIMI PAPI, SENZA IMMAGINARE CHE DEBBA ARRIVARE CHISSÀ CHI PER FARE CHISSÀ CHE COSA. BISOGNA PROSEGUIRE LUNGO LA STRADA TRACCIATA DAI PREDECESSORI, SENZA CERCARE DI IMITARLI”

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Estratto dell’articolo di Gian Guido Vecchi per il “Corriere della Sera”

 

Che cosa resterà del magistero di Francesco, eminenza?

Augusto Paolo Lojudice

«Tutto o quasi tutto, direi. Penso ne siamo tutti consapevoli. Non si torna indietro. La Chiesa deve andare avanti a partire da ciò che ci ha lasciato, come del resto è stato anche per Benedetto, per i predecessori...». Augusto Paolo Lojudice, 60 anni, è al suo primo Conclave, nominato cardinale a sorpresa nel 2020 da Francesco che l’anno prima lo aveva mandato come arcivescovo a Siena. Prima ancora l’aveva scelto come vescovo ausiliare di Roma, lui che per otto anni era stato parroco a Tor Bella Monaca, periferia difficile della capitale. […]

 

[…] «[…] Di Francesco mi restano due immagini-simbolo: lui solo sotto la pioggia, in piazza San Pietro, il 27 marzo 2020, e l’ultimo saluto in mezzo al popolo di Dio, sempre in piazza San Pietro, nel giorno di Pasqua. Difficile ricordare un altro pontificato che si sia concluso dopo la benedizione pasquale».

PAPA FRANCESCO E Augusto Paolo Lojudice

 

È da tutto questo che non si torna indietro?

«Certo, perché questo è il Vangelo. […] Portavo i seminaristi nelle strade, a toccare con mano la realtà. Pensavo: è bene che capiscano subito dove vanno a parare».

 

Perché non ama l’appellativo «prete di strada»?

«Perché non è questione di essere prete di strada ma di essere prete e basta, ovunque ti trovi a operare. Io non me le sono andate a cercare, le periferie. Ho fatto il parroco in una zona disagiata come in un “quartiere bene”, all’Eur. Non è un problema: l’essenziale è stare tra il popolo, condividere le esperienze. Così si comincia ad annunciare il Vangelo, non con le scritte “viva Gesù” ma vivendolo. Come Francesco e come Benedetto XVI, anche se li hanno voluti mettere in contrapposizione».

Augusto Paolo Lojudice

 

Certo erano diversi, no?

«Avevano una storia personale e uno stile completamente diversi […] Però ho sempre visto una continuità profonda, nei contenuti. Nella seconda parte dell’enciclica Deus Caritas est di Benedetto XVI si legge una dimensione della carità pratica, di una concretezza unica: l’opposto di chi pensa che andasse fra le nuvole o facesse discorsi astratti. […] C’è una assoluta continuità di fondo, tra i due Pontefici. Ed è la stessa strada che seguirà chi verrà dopo, chiunque sia tra di noi».

 

È quello che si chiedono tutti, in effetti.

«A qualche confratello cardinale l’ho detto: non mettiamo ostacoli allo Spirito Santo.

PAPA FRANCESCO E Augusto Paolo Lojudice

Lasciamo che agisca su noi cardinali e ci illumini. La cosa importante è pensare alla continuità profonda che c’è stata tra gli ultimi Papi, senza immaginare che debba arrivare chissà chi per fare chissà che cosa».

 

E che cosa dovrà fare, allora?

«La Chiesa deve continuare nel suo cammino nella direzione del Vangelo. Punto e basta. […] Arriverà un Papa con le caratteristiche di intelligenza, equilibrio e spessore necessarie a dare un’altra spinta e così proseguire lungo la strada tracciata dai predecessori. Senza per questo cercare di imitarli, ma essendo semplicemente se stesso […]».

IL CARDINALE AUGUSTO PAOLO LOJUDICE