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FATTO UN PAPA, BISOGNERA’ RICALIBRARE IL GOVERNO DELLA CHIESA - TRA MOLTI CARDINALI SERPEGGIA IL DESIDERIO DI RIDARE CENTRALITA’ ALLA SEGRETERIA DI STATO VATICANA, RIDIMENSIONATA DA BERGOGLIO – MASSIMO FRANCO: “SI TRATTA DI RIPORTARE DIVISIONI MARCATE VERSO UN SIMULACRO DI UNITÀ. LA BUROCRAZIA DEL POTERE DELEGITTIMATA DA ANNI DI SCANDALI MA ANCHE DA UNA VISIONE DEMONIZZANTE DELLA CURIA RIAFFIORA COME UN MODELLO NON DA RESTAURARE MA DA RICOSTRUIRE, FACENDO TESORO DELLE ROTTURE POSITIVE DI FRANCESCO. C'È L’ESIGENZA DI RESTITUIRE ALLA SANTA SEDE UN PESO GEOPOLITICO CHE HA IN PARTE DISPERSO CON L’EMARGINAZIONE DELLA SUA DIPLOMAZIA”
Estratto dell’articolo di Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
«Non credo che le riforme di Francesco siano irreversibili. Soprattutto, spero che torni a essere strategica la Segreteria di Stato. Averla tenuta ai margini in questi dodici anni si è dimostrato un errore. La Chiesa ha bisogno di un governo. E il Papa va aiutato e deve farsi aiutare».
L’inizio di questo strano Conclave coincide con posizioni agli antipodi sul futuro della Chiesa. E la voce di questo potente cardinale riflette un’opinione diffusa negli episcopati europei, e forse non solo. Anche se i fautori di una continuità col pontificato di Jorge Mario Bergoglio, soprattutto in America latina, sognano l’elezione di un «Francesco II». E tendono a vedere ogni critica come una sorta di tradimento della sua eredità.
Eppure, c’è da chiedersi come mai la figura del Segretario di Stato vaticano, una sorta di «primo ministro» della Santa Sede, figuri tra le candidature più forti alla successione. Non accadeva da decenni, forse dai tempi di Eugenio Pacelli, poi diventato Pio XII. Stavolta, invece, Pietro Parolin è indicato tra i cosiddetti «papabili». […] Eppure, in questi dodici anni Francesco ha di fatto sminuito la Segreteria di Stato.
il giuramento dei cardinali conclave
È stato lui a scegliere Parolin nel 2013, prima ancora di nominarlo cardinale. Ma l’atteggiamento verso il suo «primo collaboratore» si è rivelato altalenante: al punto che dopo cinque anni, sapendo che Bergoglio amava le cariche a rotazione, il segretario di Stato disse che era pronto a lasciare il suo posto per andare in una diocesi, magari a Venezia. La richiesta gli fu rifiutata, perché il Papa lo voleva vicino a sé; o, a dare retta ai maligni, anche perché il Patriarcato della città lo avrebbe candidato automaticamente al papato futuro.
Parolin ha continuato a lavorare con lealtà e ubbidienza, pur vedendo che il potere emigrava verso l’Apsa, la «cassaforte» vaticana; verso la Prefettura per l’Economia; e verso la «diplomazia parallela» di comunità in competizione con le Nunziature. Dunque, in teoria la Segreteria di Stato doveva riemergere ridimensionata in modo «irreversibile» […]
E invece dilata il problema di un difetto di governo aggravatosi negli ultimi anni. […] è in primo luogo il riflesso di una voglia di certezze e di ordine di una Chiesa disorientata. Non prelude a […] una rivincita della Curia e delle strutture intermedie oscurate dal rapporto diretto tra Francesco e il «popolo cattolico». Il tema è quello di governare le conseguenze dell’onda d’urto papale, per molti versi benefica, che ha investito il Vaticano.
la processione dei cardinali conclave
[…] Nel maggio 2015 il teologo di fiducia di Bergoglio, monsignor Víctor Manuel Fernández, oggi cardinale e Prefetto per la Dottrina della Fede, spiegava […]: «Il Papa potrebbe pure andare ad abitare fuori Roma, e avere un dicastero a Roma e uno a Bogotà […] «La Curia vaticana non è una struttura essenziale... Gli stessi cardinali possono sparire, nel senso che non sono essenziali. Essenziali sono il Papa e i vescovi...».
A dieci anni di distanza, queste parole risuonano come una profezia strategica, confermata da istituzioni vaticane disarticolate. Ma il tema del «ricentraggio» su Roma come capitale del cattolicesimo e della Segreteria di Stato come cuore propulsore della volontà papale, rimbalza in maniera prepotente.
i cardinali giurano prima del conclave alla cappella sistina 2
Si tratta di riportare divisioni marcate verso un simulacro di unità: obiettivo che manca alla Chiesa da prima di Francesco. La burocrazia del potere delegittimata da anni di scandali ma anche da una visione demonizzante della Curia riaffiora come un modello non da restaurare ma da ricostruire, facendo tesoro delle rotture positive decise da Francesco.
Ad attribuire alla Segreteria di Stato un ruolo ancora maggiore è l’esigenza di restituire alla Santa Sede un peso geopolitico che ha in parte disperso con l’emarginazione della sua diplomazia; e che invece va ricalibrato […]
i cardinali giurano prima del conclave alla cappella sistina 1
[…] La stessa idea, che sembra accomunare molti elettori della Cappella Sistina, di un «Consiglio dei cardinali» da affiancare al Papa pone di fatto il problema di come «aiutarlo» nelle sue decisioni, attenuandone l’immagine di onnipotenza. E rimanda allo squilibrio creato dal ridimensionamento del Segretario di Stato. Su questo sfondo, Parolin appare il massimo della continuità, come primo collaboratore di Francesco; e insieme della discontinuità, perché in alcuni passaggi lui e il suo dicastero sono stati messi ai margini. […]
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