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Francesco Grignetti per “La Stampa”
Vai a pedinare Massimo Carminati, e chi ti spunta? Gennaro Mokbel. Intercetti Mokbel e di chi parla? Del suo amico Marcello Dell’Utri. L’ultima informativa dei carabinieri del Ros, che è alla base degli arresti di questa settimana, si conclude con un capitolo inedito su cui le indagini sono ancora aperte. Un capitolo non tanto sorprendente per il rapporto tra Carminati e Mokbel, che hanno entrambi trascorsi nella destra eversiva romana e poi sono transitati nella criminalità, quanto per agganci insospettabili.
Carminati viene tirato dentro gli affaracci di Mokbel da un suo ex complice, il faccendiere Augusto Iannilli, terrorizzato perché Mokbel rivuole indietro 8 milioni di euro, che erano serviti per traffici e tangenti, e non sa come fare. Iannilli ricorre a Carminati ben sapendo che è l’unico di cui Mokbel ha paura. In cambio gli concede un villone a Sacrofano a titolo gratuito. E la cosa funziona. Sennonché i carabinieri, seguendo l’uno, incocciano nell’altro. E intanto la polizia sta facendo, per altra strada, le stesse scoperte.
La Squadra Mobile di Roma, ad esempio, ha inzeppato di microspie un ristorante, «La Camilluccia», in via Fani, dove nel novembre 2013 «giungeva un’autovettura con autista da cui scendevano i fratelli Dell’Utri Marcello e Dell’Utri Alberto, i quali accolti amichevolmente da Mokbel Gennaro».
Si era alla vigilia della sentenza definitiva al processo sul senatore di Forza Italia. Dopo quell’incontro a tre sono documentati una miriade di cene e pranzi tra Alberto Dell’Utri e Mokbel, o con il ristoratore Vincenzo Mancuso, sospettato di riciclaggio di denaro sporco. La polizia può ascoltare in diretta i preparativi per la fuga di Marcello Dell’Utri. C’è tutto un sottobosco di ex estremisti di destra, convertiti agli affari torbidi, che si agita. I Dell’Utri pensano al Libano (dove poi effettivamente il senatore verrà arrestato) perché c’è lì un politico locale che garantisce protezione.
Ma Mokbel è preoccupato. «Gennaro - dice in un’intercettazione Alberto Dell’Utri - gli ha detto: non lo fare… perché lui è libanese, di famiglia libanese… (in verità Mokbel è di origini italoegiziane, ndr) conosce questo personaggio africano, lo conosce molto bene… dice: non ti fidare».
Mokbel propone una rotta alternativa che avrebbe portato il fuggitivo in Guinea-Bissau. C’entra una cena, tenutasi a Roma, con il generale Akandwanaho Caleb Salim, fratello del presidente dell’Uganda Yoweri Kaguta Museveni: un sodale di Mokbel, tale Gianluigi Grassi, ex pilota di linea, coinvolto in altre recenti inchieste, uno che ha fatto avere a Mokbel una concessione mineraria di diamanti proprio in Uganda, è l’ufficiale di collegamento, in quanto ha sposato una donna ugandese del clan del presidente.
Nel frattempo Mokbel incappa in guai giudiziari a raffica. Il suo gruppo comincia a dilaniarsi. Uccidono il suo «cassiere», Silvio Fanelli, che presumibilmente nascondeva milioni di euro. Il suo mondo crolla. Flaminia Rocchi è la vedova di un altro ex terrorista, Antonio D’Inzillo, colui che ammazzò i boss Renatino de Pedis, e che si ritiene sia morto in Uganda (per l’appunto).
ALBERTO DellUtri risponde Alberto Rigotti
Il giorno in cui viene ammazzato Fanelli, la Rocchi avverte la moglie di Mokbel: «Vai da Gè... ed assicurati che abbia tutte le medicine per non sentirsi male... Stai pronta con un medico e chiama l’avvocato». Come mandante dell’omicidio è sospettato Manlio Denaro. Mokbel, a sua volta, aveva chiesto aiuto a Carminati per recuperare 1 milione di euro che Denaro gli doveva. E Carminati ne ha un’opinione pessima: «Questo è peggio di quell’altro».
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