DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Sara Gandolfi per “il Corriere della Sera”
Li hanno uccisi con le frecce, nel cuore della foresta amazzonica. I sei garimpeiros, i cercatori d' oro, erano entrati illegalmente nel territorio degli Yanomami, nello stato brasiliano di Roraima al confine con il Venezuela. Non è una novità in questo far west ricco di biodiversità e metalli preziosi, ma stavolta gli indigeni si sono ribellati, alla vecchia maniera.
Poi, si sono autodenunciati. All'inizio, i minatori erano stati considerati «desaparecidos», scomparsi, inghiottiti dalla selva nella remota regione di Homoxi. Solo la settimana scorsa l'Associazione del popolo Yanomami ha annunciato la loro morte, avvenuta il 1° novembre. Omicidio o legittima difesa? La ricostruzione ufficiale è nebulosa. «Sapremo la ragione del conflitto quando arriveremo al villaggio», dicono le autorità.
Ci vorranno giorni. Intanto i corpi dei garimpeiros giacciono nella selva, in una zona isolata a 16 chilometri dalla comunità Xereu II. Il motivo non è difficile da immaginare. Gli Yanomami sono una delle più grandi tribù dell' Amazzonia, circa 35.000 persone. Dagli anni Ottanta sono esposti all' inarrestabile invasione dei cercatori d' oro che hanno portato con sé malattie letali per il sistema immunitario indigeno e inquinato fiumi e foreste con il mercurio.
Il primo contatto stabile con gli esterni avvenne, in realtà, nel 1940, quando il governo brasiliano decise di delimitare la frontiera con il Venezuela, e subito dopo arrivarono i missionari. La dittatura militare, poi, decise di costruire una strada attraverso l'Amazzonia: «Le ruspe irruppero senza preavviso - ricorda l'ong Survival International -. Gli Yanomami soffrono ancora oggi l' impatto devastante di quella strada che ha portato coloni, epidemie e alcool».
Negli anni Ottanta, arrivarono 40.000 cercatori d'oro: in soli sette anni, il 20 per cento degli Yanomami morì. Finora, gli indigeni hanno subito. L'ultima strage è di quattro anni fa, nel vicino Venezuela: i garimpeiros uccisero un'intera comunità, 80 persone, dando fuoco alla casa comunitaria di un villaggio.
«Se la mia gente sarà sterminata, dovrete distruggere anche tutte le nostre fotografie, perché le future generazioni, guardando quelle immagini, si vergognerebbero di un simile crimine contro l'umanità», ha detto lo sciamano Davi Kopenawi. È stato lui a guidare la campagna che nel '92 ha spinto il governo brasiliano a demarcare il territorio Yanomami, pari al doppio della Svizzera. Non è bastato. Ora si è aggiunta la minaccia di un progetto di legge in discussione al Congresso brasiliano che, se approvato, consentirà l'attività mineraria su larga scala nei territori indigeni, circa il 12% del Paese. Le frecce non riusciranno a fermare la nuova invasione.
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