DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Alessio Ribaudo per www.corriere.it
Per oltre due decenni i suoi spot sono stati fra i più famosi in Italia e simbolo della lotta alla calvizie. Adesso, l’ex «re dei capelli» Cesare Ragazzi ha patteggiato una pena di due anni e otto mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta.
Il Gup del tribunale di Bologna Alberto Gamberini, dopo l’inchiesta condotta dal pubblico ministero Morena Plazzi, ha concesso il patteggiamento a due anni anche ad Alessia Ragazzi, figlia di Cesare, e a un altro imputato che per un periodo aveva ricoperto la carica di consigliere delegato. Sono stati invece tutti assolti i sei componenti, in diversi momenti, del collegio sindacale.
IL CRAC E L’INCHIESTA
Il crac da 1,7 milioni di euro era avvenuto nel 2009 e i reati contestati si riferivano agli anni tra il 2002 e il 2008, quando Ragazzi, difeso dagli avvocati Gianluigi Lebro e Jader Ritrovato, aveva rivestito le cariche di presidente, amministratore unico e amministratore di fatto. L’accusa riguardava tra l’altro il meccanismo di «progressivo svuotamento del patrimonio societario» a favore di altre società, con omissioni delle annotazioni necessarie nel redigere i bilanci e le comunicazioni previste dalla legge, e poi operazioni contabili descritte come giroconti, quando si trattava invece di operazioni finanziarie tra le varie società della famiglia.
Beni della società sarebbero poi stati distratti e dissipati, con l’accordo di «ingentissimi finanziamenti al di fuori di ogni criterio di utile gestione dell’impresa a favore di società direttamente o indirettamente riconducibili ad alcuni membri della famiglia Ragazzi», finanziamenti per i quali «non effettuavano alcun tentativo di recupero delle somme prestate, nonostante la già palese condizione di insolvenza della Cesare Ragazzi».
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