DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Estratto dell’articolo di Lorena Loiacono per “Il Messaggero”
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Ogni giorno solo su WhatsApp, secondo le ultime statistiche, vengono inviati 200 milioni di audio. E gli esperti di comunicazioni sono tutti d'accordo: «È il metodo peggiore e spesso l'audio sul telefonino crea ansia in chi li riceve».
Il messaggio vocale può creare imbarazzo o disagi sul lavoro, durante un incontro importante, su un bus o un treno e, in generale, in una situazione in cui non è possibile ascoltarlo. E allora come si fa? A fare chiarezza, arrivano vademecum e regole di bon ton. Sul caso è intervenuto anche il Washington Post che, insieme a Lizzie Post, esperta di etichetta e co-presidente dell'Emily Post Institute, mette nero su bianco le regole di buona educazione sull'uso di un vocale.
Innanzitutto bisogna avere chiaro che si tratta di un monologo in cui l'interlocutore non può intervenire. […] a meno che non si tratti di un messaggio in cui il tono della voce è importante, ad esempio per fare gli auguri per una ricorrenza o per esprimere un concetto serio, è meglio evitarli il più possibile e scrivere un semplice messaggio. È chiaro che se il messaggio vocale arriva nel momento sbagliato, chi lo ha mandato deve mettere in conto che il destinatario decida di non aprirlo e che rimandi l'ascolto ad un altro momento.
[…] È importante, quindi, saper comprendere quando il messaggio vocale non è gradito: i segnali ci sono e bisogna saperli cogliere. Se l'interlocutore, ad esempio, risponde con messaggi scritti è chiaro che vuole spezzare quella catena di audio
[…] Se proprio si decide di inviare un messaggino audio, allora è necessario tenere conto della durata. Non a caso WhatsApp ha inserito la possibilità di ascoltare i vocali ad alta velocità rispetto al normale, proprio per abbreviare i tempi e limitarne il fastidio. E un segno evidente che qualcuno ha esagerato con i monologhi tanto da rendere necessario un intervento simile.
Su questo punto è intervenuto il galateo dei messaggi vocali di WhatsApp con la collaborazione dell'esperta di bon ton, Jo Bryant, che chiarisce innanzitutto un punto: «Un vocale non è un podcast - spiega - non deve durare 10 minuti». E la risposta deve essere proporzionata. Mai replicare ad un vocale di un minuto con un monologo di cinque. Non è corretto.
Oppure, se il vocale è lungo e non può essere ridotto, è buona norma suddividerlo in messaggi più brevi da inviare separatamente. In questo modo il destinatario deciderà se ascoltarli tutti insieme oppure tra un impegno e l'altro. È un modo garbato di alleggerire il peso.[…]
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