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Guido Santevecchi per Il “Corriere della Sera”
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Si è verificata un'anomalia nella centrale nucleare cinese di Taishan, nella provincia meridionale del Guangdong. Le valutazioni variano da «problema di prestazione» a «imminente minaccia di fuga radioattiva». Le informazioni seguono un percorso contorto, lungo l'asse Parigi-Washington, e vengono smentite in Cina.
Nell'impianto, che sorge tra le grandi città di Canton, Shenzhen e Hong Kong, Électricité de France e la sua controllata Framatome hanno installato due reattori di nuovissima generazione, che gestiscono in joint venture con la CGN di Pechino. E da Framatome è partita la segnalazione del problema, rilevato a fine maggio, con una comunicazione inviata l'8 giugno agli Stati Uniti. In quel messaggio si parlava di fuga radioattiva.
Il National Security Council di Washington ha tenuto una serie di riunioni e consultazioni con Parigi e Pechino, senza diffondere la notizia; poi ieri mattina l'informazione è stata passata alla Cnn con la precisazione che secondo l'Amministrazione Biden la situazione al momento non è «a livello di crisi».
In caso di pericolo, gli Stati Uniti sarebbero tenuti a dare l'allarme internazionale, in base ai trattati sugli incidenti nucleari. Secondo le fonti della tv Usa, però, i tecnici francesi che lavorano a Taishan hanno riferito che le autorità cinesi avrebbero innalzato, raddoppiandoli, i parametri di accettabilità del livello di radiazioni nell'ambiente intorno alla centrale, per evitare di doverla fermare a causa della perdita.
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Il 30 maggio il livello di radiazioni sarebbe salito al 90% della nuova soglia. C'è imbarazzo a Parigi: il contratto per Taishan ha fruttato 2,4 miliardi di euro alla Francia. Il governo, secondo Le Monde, era informato.
Ma ha taciuto fino a che la notizia non è rimbalzata da Washington; gli esperti nucleari francesi si dicono sconcertati dal fatto che la centrale non sia stata fermata. Il gigante statale EDF (Électricité de France) sostiene che è stato notato «un aumento della concentrazione di gas rari nel circuito primario del Reattore 1», che si trova nella doppia cintura di cemento che isola il generatore di energia.
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I tecnici spiegano che i «gas rari o nobili», radioattivi, si sono accumulati nell'acqua e nel vapore che avvolgono le barre di combustibile nucleare nel cuore del reattore. Un «fenomeno noto, previsto e studiato in tutto il mondo».
Per risolverlo, secondo EDF, i cinesi hanno «effettuato scarichi atmosferici dei gas in conformità con i limiti normativi definiti dall'autorità di sicurezza di Pechino». La situazione sarebbe sotto controllo, ma EDF dice di aver chiesto una riunione straordinaria con i soci cinesi per analizzare tutti i dati. Conclusione francese: al momento c'è solo un «problema di prestazione».
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La CGN cinese (China General Nuclear Power Corporation) ha smentito qualunque criticità: «I dati di radioattività intorno a Taishan sono nella norma e non è stata rilevata alcuna fuga di gas». Il Reattore 2 è stato sottoposto a revisione programmata il 10 giugno e subito ricollegato alla rete, aggiunge la società cinese.
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Wang Yigang, membro dell'Istituto dell'economia industriale di Pechino, ha detto che le voci sono «l'ennesima prova dell'imperialismo americano che cerca di frenare l'ascesa nucleare della Cina». Perché allora la francese Framatome l'8 giugno si è dovuta rivolgere al Dipartimento dell'Energia di Washington per ricevere assistenza?
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La CGN è nella Entity List Usa, la lista nera che vieta trasferimento di tecnologia americana, ma la formula «imminente minaccia di fuga radioattiva» farebbe superare il divieto di collaborazione tecnica Usa. La costruzione della centrale di Taishan è stata un grosso colpo per Électricité de France che le vuole vendere nel mondo: il primo Reattore 1 è stato attivato a fine 2018, il secondo nel 2019. Sono EPR (Evolutionary Power Reactor) di concezione francese, i primi al mondo ad entrare in produzione.
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