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LE CICATRICI AL SENO SONO UN SORRISO – “IEO PER LE DONNE”, GIORNATA DI CONDIVISIONE PER LE DONNE (E UOMINI) CON TUMORI ALLA MAMMELLA – LA PRIMA SENZA L’IDEATORE, UMBERTO VERONESI – LE TESTIMONIANZE DI MONICA GUERRITORE, MARA VENIER E MARA MAIONCHI: "UNA BELLA TRANVATA..."
Alessandro Corica per la Repubblica
Nicoletta, che nelle cicatrici lasciate dai tre interventi oggi vede «degli smile: le guardo, e mi ricordo che devo sorridere». Rossella, che non si è mai chiesta «perché fosse venuta proprio a me la malattia. Che, nel bene e nel male, tira tutto fuori». E Raffaele, che è uno di quei pochi uomini - le statistiche parlano di uno su mille - che si è ammalato di tumore alla mammella: «Per questo, propongo che nel nastro rosa, simbolo della lotta al cancro al seno, sia inserito anche un pallino azzurro».
Eccoli, i pazienti dell' Istituto europeo di oncologia: ieri mattina, uno dopo l' altro, hanno sfilato sul palco del teatro Manzoni di Milano. E raccontato la loro storia, durante la decima edizione di "Ieo per le donne". Una giornata all' insegna della condivisione, per permettere ai pazienti di raccontare le paure e le ansie che tutti loro, di fronte a una diagnosi quale "tumore alla mammella", provano. La prima senza il suo ideatore Umberto Veronesi, che questa giornata la volle fortissimamente nel 2008, e che è scomparso lo scorso novembre.
Raffaele guarito da tumore alla mammella
«Negli anni 80 - ha ricordato allora dal palco il figlio Paolo, che ne ha raccolto il testimone e allo Ieo dirige la Senologia chirurgica - mio padre diceva che entro 20 anni la guerra contro il cancro sarebbe stata vinta. Purtroppo non è ancora così: la guerra l' ha persa, e questo l' ha molto deluso. Ma io credo che abbia comunque vinto tante battaglie: penso a quelle per la qualità della vita dei pazienti. E a quelle contro i pregiudizi nei confronti della malattia: per questo noi oggi siamo qui».
Il "qui" a cui si riferisce Paolo Veronesi è un teatro gremito da centinaia di donne, di tutte le età e provenienti da tutta Italia. Tutte, soprattutto, con la stessa diagnosi alle spalle. Unite nel ricordo del "loro" professore, che aveva ideato questa giornata perché, come ha scritto su Repubblica l' anno scorso, «le donne hanno capito per prime che il cancro non si vince da soli».
Così, a raccontare la loro storia ci sono anche testimonial d' eccezione. Come Monica Guerritore, che torna al Manzoni ogni anno con la sua esperienza: «Ma sono emozionata ancora come la prima volta. Perché questo incontro è reale, vivo e vissuto». Mara Venier, madrina del Women cancer center dello Ieo: «Conobbi Veronesi quando facevo Domenica In. Mi raccomandava, sempre, di fare i controlli: quando c' è stato il sospetto che qualcosa non andasse, mi sono rivolta a lui e a suo figlio Paolo. E per fortuna è andato tutto bene ».
E poi, con la sua ironia travolgente, Mara Maionchi, due sarcomi diagnosticati tre anni fa: «La diagnosi è stata una bella tranvata: i miei geni si sono fatti fregare - ha ricordato - . Ma i linfonodi, alla fine, erano sani, quindi è andata bene. Che dire, un colpo di c...».
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