massimo dalema vino

TUTTI I "COMPAGNI" PRIMA O POI SI ARRENDONO AL MERCATO – IL VIGNAIOLO MASSIMO D'ALEMA APRE AL VINO ANALCOLICO: “COME PRODUTTORE DICO CHE BISOGNA FARE CIÒ CHE VUOLE IL MERCATO, MA AVREMO DIFFICOLTÀ A CHIAMARLO VINO” - LA BEVANDA "DEALCOLATA" SPACCA I PRODUTTORI: IN TANTI LA SCHIFANO, MA RISCHIANO DI PERDERE MOLTI CLIENTI – LOLLOBRIGIDA L'HA BOCCIATA, IN ITALIA NON SI PUO’ ANCORA PRODURRE. MA FATTA LA LEGGE, È STATO TROVATO L’INGANNO...

Estratto dell’articolo Luciano Ferraro per il “Corriere della Sera”

massimo d alema vino 1

 

«Il vino dealcolato? Come consumatore ho una risposta molto semplice: mai. Come produttore dico che bisogna fare ciò che vuole il mercato, offrire qualità anche in qualcosa che avremo difficoltà a chiamare vino». Parola di Massimo D’Alema, fondatore con la moglie Linda Giuva dell’azienda La Madeleine, a Narni, Umbria.

 

[…] Assieme a D’Alema (con la moglie e la figlia Giulia, neo amministratore delegato della cantina) c’erano, con le loro bottiglie, l’attrice Carole Bouquet, che da 27 anni si dedica al Passito di Pantelleria «Sangue d’Oro», e Andrea Barzagli, ex calciatore della Juve e campione del mondo, ora produttore in Sicilia nella Doc Faro.

 

E, infine, Carlo Cracco e la moglie Rosa Fanti: insieme hanno acquistato un’azienda agricola nel 2019, Vistamare, a Santarcangelo di Romagna: il loro Trebbiano Fiammarossa ha già ottenuto un punteggio record, 96 punti, da James Suckling sulla guida ai vini del Corriere.

massimo d alema e i suoi vini

 

Chiusi i battenti di un Vinitaly da 97 mila presenze, affollato di buyer (soprattutto statunitensi e tedeschi) e di ministri (in testa Francesco Lollobrigida), resta nell’aria il tema che ha fatto scontrare gli operatori: il vino no alcol. Un gruppo di aziende lo vuole: Argea, Doppio Passo, Hofstätter, Mionetto, Schenk, Varvaglione 1921, Zonin1821. Lollobrigida ha chiarito che non si può chiamare vino. Manca una legge per produrlo in Italia, è invece consentito in altri Paesi.

 

giulia d’alema e andrea barzagli

Le aziende hanno aggirato il divieto: il vino italiano viene dealcolato in Germania o in Spagna e poi riportato in patria o esportato. «Non criminalizzo, anzi rispetto il nuovo che avanza — dice D’Alema — spero che rimanga una nicchia di estimatori di grandi rossi, mi iscrivo a questa minoranza, siamo sempre di meno».

 

L’ex premier ha dedicato l’ultimo vino, un Ciliegiolo, alla moglie: «L’ho chiamato Flo, come chiamo Linda. L’ha scelto Giulia, assieme a un nuovo rosato. Ero partito con i vitigni internazionali, mia figlia ha voluto qualcosa che ci avvicinasse al territorio e ai giovani […]

 

Carole Bouquet con il suo vino

Decollano anche i neo-agricoltori Cracco-Fanti. «L’azienda era abbandonata — ha raccontato lo chef presentando il suo Trebbiano in anfora, creato con l’enologo Luca D’Attoma — cercavamo una casa di campagna, l’abbiamo rimessa in piedi. Il vino è la parte più divertente, lo servo al ristorante in Galleria a Milano. È una passione che ho da quando ero ragazzo».

 

«Non sapevo nulla di vino quando ho iniziato, adesso vado in cantina e accarezzo le presse. Abbiamo sei etichette con le varietà della nostra zona», spiega Barzagli. «Se ho portato i vini ai miei colleghi calciatori? Abbiamo degustato con altri campioni, tra questi Marchisio è uno che ci capisce». Infine Carole Bouquet: «Sono arrivata a Pantelleria per caso, con Isabella Rossellini, ho visto un dammuso, per anni ne sono stata lontana, poi l’ho comprato senza seguire i consigli di tutti. Volevo un passito fresco, non dolce, da viti centenarie. Ce l’ho fatta».

carlo cracco e rosa fanticarole bouquet

dalema con il suo vino

massimo d alema vino