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SI SO’ BEVUTI “L’UOMO LIQUIDO” - CONFISCATO IN VIA DEFINITIVA IL PATRIMONIO DI UN USURAIO ROMANO DI 83 ANNI VICINO AI BOSS DELLA MAFIA SICILIANA E DELLA ETERNA BANDA DELLA MAGLIANA - TRA I BENI ENTRATI A FAR PARTE DEL PATRIMONIO DELLO STATO, CI SONO VARI IMMOBILI E OLTRE 300 MILA EURO – L’UOMO, CHE SI DEDICAVA ALLO STROZZINAGGIO GIA’ NEGLI ANNI SETTANTA, SI E’ OCCUPATO DI RICICLARE CAPITALI ILLECITI PER LA 'NDRANGHETA, LA CAMORRA, COSA NOSTRA E PER LA BANDA DELLA MAGLIANA - DURANTE UN INTERROGATORIO SI ERA DEFINITO "UOMO LIQUIDO", SOGGETTO CIOÈ A DISPOSIZIONE DI DIVERSI SODALIZI CRIMINALI,
(ANSA) - ROMA, 01 DIC - Confiscato in via definitiva il patrimonio di un usuraio romano vicino ai boss della mafia siciliana e della banda della Magliana.Iil provvedimento, emesso dal Tribunale di Roma, è stato eseguito da personale divisione Anticrimine - sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali - della questura di Roma. La confisca, divenuta definitiva con la pronuncia della Corte di Cassazione, riguarda immobili e disponibilità finanziarie giacenti su diversi rapporti bancari.
Tra i beni entrati ora a far parte del patrimonio dello Stato, figurano un complesso immobiliare a Rocca di Papa, in provincia di Roma, adibito ad albergo - ristorante, assegnato alla Protezione Civile, un immobile nel capitale nella zona della Magliana, disponibilità finanziarie giacenti su diversi rapporti creditizi per un valore complessivo di oltre 300.000 euro.
A subire il provvedimento un romano di 83 anni, dedito fin dagli anni '70 a attività usurarie e di riciclaggio di capitali illeciti per conto della 'Ndrangheta, della Camorra e di Cosa Nostra nonché nell'interesse della banda della Magliana. Durante un interrogatorio si era definito "uomo liquido", soggetto cioè a disposizione di diversi sodalizi criminali, con il compito di riciclarne gli enormi proventi illeciti. Con le sue vittime dell'attività usuraria si vantava dei suoi rapporti stretti con i vertici della banda della Magliana e della mafia siciliana.
L'uomo era finito all'attenzione della divisione Anticrimine, dopo un'operazione del 2021, assieme un calabrese, insediatosi nella zona dei Castelli Romani e inserito in pericolosissimi contesti di criminalità organizzata di matrice 'ndranghetista, operante nel mandamento tirrenico, facenti capo alla cosca Piromalli di Gioia Tauro, che aveva investito i proventi dei reati di bancarotta fraudolenta e delle seriali intestazioni fittizie di beni con finalità elusive o agevolative, in complessi immobiliari.
Per i due il Tribunale su proposta del questore di Roma avanzata ai sensi della normativa antimafia, a maggio del 2023 aveva ordinato la confisca di un compendio patrimoniale del valore di oltre 3 milioni di euro. Provvedimento ora confermato dalla Cassazione.
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