DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Estratto dell'articolo di Massimo Ammaniti per “la Repubblica”
Nel terzo capitolo del libro Alice nel paese delle meraviglie compare un curioso uccellone, Dodo, che organizza una corsa elettorale a cui partecipano vari personaggi della favola che devono correre lungo un percorso, partendo ognuno da punti diversi e in momenti diversi.
Alla fine della corsa Dodo emette il suo verdetto: "Tutti hanno vinto e meritano un premio". Durante la pandemia si è verificato un analogo verdetto, speculare ed opposto a quello di Dodo: tutti indipendentemente dall'età e dall'identità di genere sono risultati perdenti in questi due anni di pandemia, nei quali la vita di ogni persona si è fortemente impoverita.
Un amico ottantenne mi ha posto recentemente una domanda che mi ha fatto pensare: durante la pandemia hanno perso di più i vecchi oppure i giovani.
È difficile fare un bilancio di questo genere, anche perché ogni persona vive le perdite secondo il proprio carattere, la propria sensibilità e le proprie risorse personali. E poi l'età gioca sicuramente un'influenza importante, ad esempio quando si è vecchi e non si hanno molti anni davanti oppure quando si è adolescenti con tutta la vita ancora da percorrere.
Chi è più avanti negli anni, come mi anche ha detto il mio amico, è stato costretto a rinunciare a due anni della sua vita, nei quali come avveniva in passato avrebbe potuto incontrare gli amici, andare a cena fuori, al cinema o al teatro, viaggiare facendo nuove esperienze scoprendo nuovi Paesi e città.
Per i vecchi la clausura è stata ed è particolarmente pesante perché sono costretti a proteggersi dal momento che corrono rischi maggiori se si contagiano, come hanno confermato i dati dell'Istituto Superiore di Sanità.
Non solo tanti contagi, anche ricoveri con esiti spesso drammatici che hanno suscitato in loro paura ed un senso di vulnerabilità. I bollettini quotidiani così drammatici come anche le immagini televisive hanno rinfocolato questo senso di precarietà, anche perché il contagio è venuto spesso a lambire i confini personali e familiari.
E poi il venire meno di molte abitudini stimolanti e di occasioni di vita interessanti ha favorito un ripiegamento su di sé ed una passività, certamente negativa dal momento che i vecchi hanno bisogno di vivere in modo attivo.
Si devono muovere, camminare per mantenere un corpo ancora funzionante e devono anche continuare ad interessarsi a quello che succede intorno a loro nel mondo, leggendo, ascoltando musica e guardando la televisione.
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