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NON SI MOLLA UN CAZZO: IL PICCO DEVE ANCORA VENIRE – L’EPIDEMIOLOGO MOLECOLARE MASSIMO CICCOZZI: “QUESTO NON È ANCORA IIL PICCO EPIDEMICO. SE COSÌ FOSSE DA DOMANI COMINCEREMMO A VEDERE UNA DIMINUZIONE DEI CASI. LE PERSONE DEVONO OSSERVARE LE RACCOMANDAZIONI” – “NON È UNA GUERRA, MA UNA SITUAZIONE CHE CI DEVE INSEGNARE A SOCIALIZZARE IN MANIERA DIVERSA...”

Graziella Melina per “il Messaggero”

 

massimo ciccozzi

A poche ore dai provvedimenti restrittivi emanati dal governo è ancora troppo presto per affermare che sta rallentando la velocità di trasmissione e di contagio del coronavirus, premette Massimo Ciccozzi, epidemiologo molecolare, direttore dell'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia molecolare dell'Università Campus Bio-medico di Roma. Di certo, «le misure previste dall'ultimo decreto del presidente del Consiglio dei ministri sono utilissime. Ma dobbiamo rispettarle tutti. E' l'unico modo per frenare l'epidemia».

MEDICI E CORONAVIRUS

 

Intanto gli ultimi dati disponibili dei contagiati e dei decessi non tranquillizzano.

il coronavirus cinese

«Prima di tirare le somme, facciamo passare altri 2-3 giorni. Le misure importanti sono iniziate l'altro ieri, quindi non possiamo vedere un effetto dopo poche ore, perché il virus fa il suo lavoro e si diffonde. E' quindi normale un minimo aumento dei casi. Quando cominceremo a vedere che il virus frena, inizieremo a registrare un numero di casi man mano inferiore. Di sicuro però sappiamo che se le persone non seguono le regole, il virus continua a infettare».

 

Il numero dei deceduti è comunque da non sottovalutare.

«E' vero, il tasso di letalità sta aumentando: prima era intorno al 3 per cento, ora è intorno al 5 per cento. Ma anche questo è normale, perché siamo nella prima parte della curva epidemica».

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Quando si avrà allora il picco?

«Non possiamo ancora saperlo. In ogni caso questo ancora non è il picco epidemico. Se così fosse, da domani cominceremmo a vedere una leggera diminuzione dei casi».

roma ai tempi del coronavirus

 

Può essere considerato un dato positivo il fatto che la concentrazione dei casi dei contagiati e dei decessi riguarda per lo più la Lombardia?

«Senz'altro. E speriamo che il virus non scenda al Centro Sud».

 

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Sarebbe un bel guaio per le regioni meridionali contrastare la diffusione dell'epidemia?

codogno – panico coronavirus 1

«Non credo. Il Centro Sud sta avendo tutto il tempo utile per capire cosa è successo al nord e prepararsi eventualmente a questa infezione, per cui sono abbastanza pronti all'impatto. Anche se come strutture potrebbero avere delle difficoltà, le persone che vi lavorano sono preparate e in gamba. E' necessario che tutti osservino le regole che sono state date, così limiteranno la circolazione del virus».

 

Non si rileva ancora alcun nuovo dato neanche per quanto riguarda le fasce colpite?

massimo ciccozzi codogno – panico coronavirus 3

«No. L'età mediana totale, fra positivi guariti e deceduti è intorno ai 69 anni, quindi chiaramente più bassa rispetto a quella delle persone che sono andate incontro a esito infausto, che rimane nella media di circa di 80 anni».

 

Cosa occorre fare dunque per frenare l'epidemia?

«E' importante che le persone osservino le raccomandazioni che sono state date, specialmente i giovani, potenziali vettori sulle persone anziane che sono le più fragili. E proprio loro potrebbero infettare i propri nonni specialmente quando li vanno a trovare».

 

Lei ritiene che le persone di fronte a questi gravi rischi siano così responsabili?

CORONAVIRUS - SPEDALI CIVILI DI BRESCIAmilano al tempo del coronavirus

«Non è un problema di responsabilità, certe abitudini in questo momento le devono proprio lasciare, dobbiamo osservare quel minimo di regole che ci hanno dato. Non si tratta di restrizione incredibili. Sono soltanto due settimane da passare in tranquillità. Questa è un'epidemia da virus globale, quindi dobbiamo pensare in maniera globale, essere tutti uniti, capire che gli assembramenti della movida serale per un paio di settimane vanno evitati».

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Basterà?

«Non è una guerra, è una situazione che ci deve insegnare a socializzare in maniera diversa. Bisogna fermare l'epidemia tutti insieme, imparando magari nuove regole sociali e di convivenza. Solo così ci riusciremo».

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