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DALLE BOTTEGHE OSCURE ALLE SUITE LUCENTI – “COMPAGNI”, CHE BRUTTA FINE: LA SEDE STORICA DEL PCI DIVENTA UN HOTEL DI LUSSO – IL “BOTTEGONE”, PER 45 ANNI SEDE DEL PIÙ GRANDE PARTITO COMUNISTA D'OCCIDENTE, È STATO ACQUISTATO DALLA CATENA DI ALBERGHI “HYATT” – L’IRONIA DELLA SORTE? ALL’INGRESSO CI SARA’ IL BUSTO IN MARMO DI ANTONIO GRAMSCI E LA BANDIERA ORIGINARIA DELLA COMUNE DI PARIGI INCASTONATA IN UNA TECA…
Estratto dell’articolo di Fabio Martini per “la Stampa”
ex sede pci via delle botteghe oscure
[…] Il palazzo delle Botteghe Oscure, per 45 anni sede del più grande partito comunista d'Occidente, sta per riaprire le porte e mostrarsi al mondo con una veste capovolta rispetto al passato: il "Bottegone" diventa un hotel. Un hotel a cinque stelle. Gestito da Hyatt, catena americana per viaggiatori milionari. L'apertura è questione di giorni e a quel punto il contrappasso sarà compiuto.
[…] Venticinque anni fa – allora Massimo D'Alema era palazzo Chigi e Walter Veltroni al partito – gli eredi del Pci assediati dai debiti, dovettero cedere quel palazzo così ricco di storia: allora fu subito evidente a tutti che ogni futuro destino sarebbe stato comunque incoerente con la storia precedente. Ma nessuno poteva immaginare un finale così lontano dal passato. Una paradossale distopia.
Perché il "Bottegone", come lo battezzò Giampaolo Pansa, era stato qualcosa di unico nella storia del dopoguerra italiano: non soltanto la sede del Pci ma anche, sia pure simbolicamente, la Casa di quasi un terzo degli italiani, la cittadella di un partito-Stato, un luogo severo e autosufficiente nel quale si prendevano decisioni per definizione "giuste". […]
Nel primo dopoguerra la prima intuizione era stata di Palmiro Togliatti. Dopo aver trascorso diversi anni all'Hotel Lux, il luogo terribile di Mosca dove tanti dirigenti comunisti erano stati arrestati e torturati, una volta tornato in Italia, il "Migliore" decise che quella frazione di rivoluzionari settari doveva trasformarsi in un "partito nuovo" e dunque non sarebbe bastata una sede qualunque.
A Togliatti non erano piaciute le prime scelte – la Regia azienda Monopolio Banane e neppure la sede in via Nazionale – e disse: «Serve una vera e propria cittadella, polifunzionale e, moderna e infine prestigiosa». Forse un po'di denaro per costruire il nuovo palazzo del partito venne dall'oro di Dongo ma i veri artefici furono i fratelli Alvaro e Alfio Marchini: i due "palazzinari" comunisti acquistarono il terreno sulle rovine delle demolizioni fasciste, in via Botteghe Oscure, e ci costruirono sopra il primo piano del palazzo […]
E dunque, 79 anni dopo, eccola l'ironia del destino: la collocazione privilegiata voluta da Togliatti diventerà la delizia dei turisti dell'Hyatt, destinati a soggiornare in quello che sarà il più centrale hotel di Roma. Nel primo dopoguerra il palazzo al numero 4 di via delle Botteghe Oscure diventò subito qualcosa in più della sede funzionale del Pci: era una cittadella nella quale si consumavano amori, morti, vittorie e sconfitte.
Il severissimo Togliatti, quando la sua relazione con Nilde Iotti era ancora clandestina, si ritrovava con lei al sesto piano del palazzo: era stata montata una porta supplementare, nessuno ne sapeva nulla, compresi i compagni della vigilanza, ex partigiani armati, che una notte sentirono rumori sospetti e in assenza di risposte stavano per intervenire con le maniere forti, ma furono dissuasi all'ultimo momento da Massimo Caprara.
Nella città del "Bottegone", volendo, si viveva l'intero arco di una vita militante: ogni tanto arrivavano per brevi cerimonie i Pionieri, i ragazzini che si sentivano comunisti prima dell'adolescenza, per grandi e meno grandi a pian terreno c'era la libreria Rinascita e per i dirigenti di ogni grado e ogni età c'erano anche un ufficio postale interno, una infermeria, due medici.
Un luogo così attrezzato e un partito così influente erano setacciati dallo spionaggio nemico: «Nel palazzo davanti alla nostra sede – ha raccontato anni dopo Armano Cossutta – c'era il Centro d'ascolto della Cia: loro ci ascoltavano ma noi lo sapevamo…». Al secondo piano, dal quale si accedeva con un ascensore riservato, vivevano i segretari e fu Enrico Berlinguer a vincere il «complesso del balcone»: dopo la storica vittoria del Pci nel 1976, si affacciò e con la secca sobrietà inimmaginabile oggi, disse: «Compagne e compagni, immagino che voi conosciate già le prime indicazioni: un italiano su tre vota comunista».
E proprio al pianterreno di Botteghe Oscure fu preparata la camera ardente per Enrico Berlinguer: fu lì che arrivò inatteso e circondato da un comprensibile stupore, il capo dei neofascisti italiani, Giorgio Almirante. «Sono venuto per salutare un uomo onesto».
[…] Quando gli eredi del Pci vendettero il palazzo, d'intesa con la Sovrintendenza, furono vincolati e dunque ritenuti inamovibili, le più importanti presenze collocate nell'androne a suo tempo disegnato da Giò Pomodoro: il busto in marmo nero di Antonio Gramsci e la bandiera originaria della Comune di Parigi incastonata in una teca. E così la distopia del "Bottegone" ha un ultimo punto di resistenza: nella hall che presto sarà abitata dai facoltosi clienti dell'Hyatt resterà ancora qualcosa, in ricordo di un partito che ha fatto la storia del Paese.
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