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Estratto dell’articolo di Marco Maroni per “il Fatto Quotidiano”
Una notizia buona e una cattiva. Quella buona, fonte Istat, è che nel 2016 (ultimi dati disponibili) il reddito netto medio annuo delle famiglie in Italia è cresciuto del 2,1%, una crescita che interessa tutte le fasce di reddito ma che, sorpresa, è più accentuata nel 20% di famiglie più povere.
Il rapporto tra il reddito medio del 20% più ricco della popolazione e il 20% più povero sarebbe calato da 6,3 (vuol dire redditi netti dei più ricchi superiori di 6,3 volte rispetto a quelli dei più poveri) a 5,9. Un andamento che sembra contraddire tutta l' attuale letteratura economico politica sull' aumento strutturale delle diseguaglianze.
La notizia meno buona emerge da un' analisi un po' più approfondita dei dati pubblicati ieri dall' istituto di statistica. E dice, in sostanza, che è stabile il numero di persone residenti in Italia a rischio povertà e che il lavoro non è più garanzia di vita dignitosa. I rider che pedalano per 4 euro lordi a consegna, così come gli altri lavoratori della cosiddetta gig economy, i cassintegrati che hanno lavorato qualche ora in più alla settimana, i precari che lavorano a chiamata e i lavoratori part time, tanto più se hanno famiglie a carico o se sono stranieri continuano a essere, se non poveri, a rischio povertà. Quest' ultima è, secondo l' istituto di statistica, la condizione di chi ha un reddito disponibile annuo inferiore a 9.925 euro, 827 euro al mese.
Nel dettaglio, i dati pubblicati ieri, basati sull' ultima indagine Eu-Silc (Statistics on income and living conditions), mostrano che nel 2016 il reddito medio annuo per famiglia (esclusi gli affitti figurativi, cioè il reddito in più rappresentato dalla proprietà di un' abitazione) è stato di 30.595 euro. L' anno dopo, peraltro, il reddito medio dovrebbe essere ulteriormente cresciuto, visto che l' aumento Pil è passato dallo 0,9% all' 1,5%.
Il 20% più povero, come s' è detto, guadagna posizioni rispetto ai ricchi, anche se siamo sempre sotto i livelli pre crisi (nel 2007 il 20% più ricco aveva un reddito solo 5,2 volte maggiore).
(…) Il Sud si conferma messo peggio del Nord, col 33,1% di persone a rischio povertà (contro il 13,7% al Nord ovest e il 10,2% al Nord est) così come sono svantaggiate le famiglie con almeno un componente straniero: 38,9%, contro il 18,1%. (…)
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