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Domenico Agasso Jr per “la Stampa”
Sì alla cremazione, ma niente caro estinto sul caminetto. E nemmeno nei gioielli. La Santa Sede risolve tutti i dubbi (pratici e teologici): cremare il defunto è consentito, ma le ceneri non possono essere disperse, né conservate in ricordi commemorativi o trasformate in diamanti. Lo indica la Congregazione per la Dottrina della Fede (l'ex Sant' Uffizio) in un documento approvato da papa Francesco (tecnicamente, l'istruzione «Ad resurgendum cum Cristo», per risuscitare con Cristo), pubblicato ieri.
Siccome «la prassi della cremazione si è notevolmente diffusa, ma nel contempo si sono diffuse anche nuove idee in contrasto con la Chiesa», il Vaticano ha deciso di chiarire la questione dal punto di vista normativo. Da Oltretevere si ricorda come già dagli anni '60 si sappia che la cremazione «non è vietata», poiché non è contraria alla religione cristiana. Quindi, «laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale portino a sceglierla, la Chiesa non scorge ragioni dottrinali per impedire tale prassi». Attenzione però: è permessa se non è scelta contro la fede.
In ogni caso l'istruzione della Santa Sede «raccomanda che i corpi dei defunti vengano seppelliti nel cimitero o in altro luogo sacro». Perché è «la forma più idonea per esprimere la fede e la speranza nella risurrezione corporale».
Ma se cremazione proprio deve essere, è obbligatorio conservare le ceneri «in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un' area appositamente dedicata a tale scopo dall' autorità ecclesiastica». Nella propria abitazione è possibile solo «in caso di circostanze gravi ed eccezionali, dipendenti da condizioni culturali di carattere locale», quando la Chiesa con procedura apposita «può concedere il permesso».
E chi volesse liberarle nello stadio della propria squadra del cuore? O in mare? O nel proprio paesaggio preferito? A scanso di equivoci, l' ex Sant' Uffizio dichiara assolutamente vietata «la dispersione delle ceneri nell'aria, in terra o in acqua o in altro modo». E chi invece volesse trasformare il corpo del proprio caro in un diamante? O convertirle «in ricordi commemorativi, o in altri oggetti»?
URNA CINERARIA DEI VIGILI URBANI
Tenendo conto che per tali modalità «non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione», la risposta è «no». Senza se e senza ma. E nel caso in cui «il defunto avesse disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana», si devono addirittura «negare le esequie».
Monsignor Bruno Forte, teologo e segretario del Sinodo dei vescovi, precisa: «Ciò che è sempre raccomandato è il senso del rispetto per i resti mortali, che siano custoditi nella sepoltura o fatti cenere». Ma ciò «non è possibile quando l' urna viene ridotta a un oggetto domestico e privato, oppure se le ceneri vengono inserite in un gioiello; per non parlare poi del caso in cui vengano disperse in natura, cancellando la stessa memoria del defunto».
Si leva anche la voce di chi da sempre promuove la cremazione: l'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar). Il segretario Stefano Incani definisce quella della Chiesa «una non-notizia, un' apertura minore di quello che appare». Perché «in realtà ci sono limiti evidenti, in particolare la contrarietà alla fede e il luogo di sepoltura, che sembrano inseriti apposta per ostacolare la "concorrenza", ossia chi sostiene il diritto assoluto alla cremazione». Per Incani, il Vaticano, «con questi paletti, punta più che altro a non perdere fedeli che altrimenti si sentirebbero "troppo liberi"».
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