DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Massimo Finzi per Dagospia
Il Servizio Sanitario Nazionale e il problema della sostenibilità economica.
Incrociando i dati di un miliardo e mezzo circa di dichiarazioni dei redditi con quelli della mortalità, una ricerca condotta negli USA ha dimostrato che ad un reddito scarso corrisponde una salute povera. Considerando anche che circa 50 milioni di americani sono esclusi dalle assicurazioni sanitarie, “gli indici di salute” non mettono la sanità americana ai primi posti della classifica mondiale malgrado la loro spesa pro-capite sia la più elevata nel mondo.
Molto meglio fanno le nazioni, come l’Italia, che hanno adottato un Sistema Sanitario Nazionale, che però apre problemi di sostenibilità economica.
Le risorse economiche, raccolte con la fiscalità generale e distribuite tra le regioni, alimentano il fondo a disposizione della sanità: il governo elabora il Piano Sanitario Nazionale e definisce i livelli essenziali di assistenza (LEA). Tale piano viene recepito dalle regioni che lo attuano attraverso i direttori generali delle ASL e degli ospedali.
Esiste una forbice, che negli anni si è andata sempre più divaricando, tra disponibilità delle risorse che sono limitate e richiesta di “salute” in crescita esponenziale. I motivi di questo aumento di “richiesta sanitaria” sono molteplici: maggiore informazione e quindi consapevolezza, aumento della vita media, desiderio di vita attiva ecc.
A queste richieste la medicina risponde con tecniche diagnostiche e terapeutiche sempre più innovative ed efficaci ma sempre più costose finendo così con il mettere in crisi il motto “tutto a tutti”.
In Italia non è stato ben compreso il passaggio da USL ( Unità Sanitaria Locale ) ad ASL (Azienda Sanitaria Locale ): nella prima c’era una totale indifferenza ai costi ( ci pensava poi lo Stato a colmare i deficit), nella seconda si è introdotto il concetto di azienda nel senso che a fronte di risorse impiegate venivano valutati i risultati ottenuti.
In pratica le ASL sono aziende non profit dove “il guadagno” è rappresentato dal recupero dell’efficacia e dell’efficienza. In questo caso non si tratta affatto di risparmiare ma di non sprecare: le risorse economiche vanno utilizzate tutte e per intero ma vanno massimizzati i risultati. L’obiettivo è evitare sprechi per offrire più servizi con gli stessi soldi.
Quando si parla di sprechi si pensa solo ai grossi scandali denunciati giustamente dai media ma si trascurano “gli sprechi quotidiani” apparentemente innocenti ma che invece rappresentano una importante sottrazione di risorse.
Qualche esempio pratico ?
I farmaci "protettivi dello stomaco", che vengono prescritti al fine di proteggere dai danni di taluni farmaci, rappresentano una delle spese maggiori nella nostra sanità. E’ sempre appropriata la loro prescrizione ? No, Il loro uso dovrebbe essere limitato alla protezione gastrica da farmaci cortisonici o FANS ( anti-infiammatori, antireumatici) e poche altre eccezioni.
Richiedere con frequenza il dosaggio del colesterolo è corretto ? Assolutamente no. L’esame fornisce una “indicazione di tendenza” che va considerata nel contesto di una storia personale dove rappresenta solo uno dei vari fattori di rischio cardiovascolare. Uno stile di vita corretto che passa dall’abolizione del fumo, alla riduzione dell’alcool, ad una dieta salutare e ad una sana attività fisica vale molto più del dosaggio del colesterolo in termini di prevenzione.
Una osservazione condotta in uno dei maggiori ospedali di Roma, ha dimostrato che i risultati delle risonanze magnetiche effettuate in un anno non avevano modificato né la diagnosi né la terapia nell’80% dei casi: un dato che deve far riflettere sul grado di appropriatezza della richiesta di un esame impegnativo e costoso.
Se vogliamo che il nostro Servizio Sanitario Nazionale continui ad esistere e ad erogare prestazioni migliori è necessario che operatori sanitari e utenti adottino comportamenti virtuosi basati su protocolli che rispettino la medicina basata sulle evidenze.
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