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Giampiero Rossi per Corriere della Sera
Comincia nel silenzio e finisce tra i fuochi d' artificio.
Non c' è il feretro, non ci sono fiori e incenso. Però ci si alza tutti in piedi per la benedizione, si ascolta seduti la prima e la seconda lettura e si torna in piedi all' Alleluja che introduce il Vangelo. Non è una cerimonia, è soltanto un «momento di preghiera» per dj Fabo, ma sembra proprio un funerale.
Anche gli abbracci, le lacrime e i sorrisi sono quelli.
Già mezz' ora prima delle 19 la chiesa di Sant' Ildefonso, in zona Fiera, è gremita. Centinaia di persone, tra i quali il sindaco Giuseppe Sala e Mina Welby, per un inedito saluto religioso a chi, come Fabiano Antoniani, ha scelto consapevolmente di morire a 40 anni e, anzi, ha combattuto per arrivare al suicidio assistito. Dieci anni fa per Piergiorgio Welby, le esequie religiose furono negate.
Oggi invece, anche se non si celebra un funerale, il parroco don Antonio Suighi (in accordo con la curia di Milano) ha scelto di accogliere la preghiera della signora Carmen, la madre di Fabo, aprendo le porte della chiesa agli amici che l' hanno visto crescere da queste parti e ai tanti incontrati durante i suoi vivaci anni giovanili.
Ma è proprio a qualcuno dei presenti che si rivolge un passaggio del discorso pronunciato da Valeria Imbrogno, la fidanzata del dj rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale: «L'amicizia, quella vera, è quella che mi ha chiesto di spiegare oggi a tutti», premette la psicologa-criminologa-pugile che è rimasta vicino al compagno per tutti gli anni in cui è rimasto immobilizzato a letto.
E con il tono fermo di chi ha atteso a lungo il momento per pronunciare queste parole, accenna a «quella scelta di odio e amore verso le persone che ci sono state e verso quelle che sono scomparse in quel periodo. Mi dicevi "mi bastate te e la mia mamma", ma chi ti conosce veramente sa che non era così e che ne soffrivi. Ma in quella sofferenza hai trovato la forza di tornare libero, il Fabo che eri prima». Poi si rivolge ai presenti: «Vi prega di non essere tristi, ora lui vola». Poi, rispettando un'altra richiesta del suo compagno, legge una strofa della canzone Sky and sand di Paul Kalkbrenner salutata con lungo applauso.
«Siamo qui in tanti stasera, me lo avevate detto ed è vero, Fabo ci ha radunati - dice il parroco durante il suo discorso, subito dopo la lettura del Vangelo di Luca -. La sua mamma ci ha chiesto di pregare, ora tocca a noi confrontarci e decidere il cammino da compiere. Con Gesù andremo lontano, lasciamoci sorprendere.
Qui c' è una comunità che ha camminato con voi».
Insiste molto sul concetto di comunità, il parroco. Cita il passo in cui San Giovanni riconosce che «nella sofferenza e nella solitudine è difficile vedere Dio» e poi quello in cui Giobbe si chiede «se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare anche il male?». Non c' è applauso per lui. Ma al momento dello scambio del segno di pace la fidanzata e la madre di Antoniani lo baciano e lo abbracciano.
La signora Carmen segue assorta ogni parola e ogni gesto di questo rituale fuori dalla liturgia. Accanto a lei c' è Marco Cappato, tesoriere dell' Associazione Luca Coscioni, che ha accompagnato dj Fabo in quell' ultimo viaggio verso la clinica Svizzera scelta per l' atto finale della sua vita. Quando il prete dice «andate in pace» molte persone si avvicinano anche a lui per dirgli «grazie».
A quel punto la chiesa è riempita da note e percussioni elettroniche, delicate. L'ultimo brano che dj Fabo ha scelto di suonare. E mentre centinaia di abbraccio avvolgono le due donne che gli sono rimaste sempre vicine, fuori tuonano e lampeggiano due salve di fuochi d' artificio che festeggiano «Fabo libero».
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