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FARSA ACIDA – SULLA TESTA DEL PICCOLO ACHILLE SI GIOCA LA SAGRA DELL’UTILITARISMO E DELL’ESIBIZIONISMO – DA DON MAZZI CHE SI FA PUBBLICITÀ A PISAPIPPA CHE MANDA IN CARCERE GLI IMPIEGATI DELL’ANAGRAFE, PASSANDO PER IL PM CON IL REGALINO PER IL PUPO

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Alessandro Dell'Orto per “Libero Quotidiano

 

 Che Martina, Alexander e il piccolo Achille - e la loro drammatica storia di genitori criminali, anzi criminali genitori - calamitassero un interesse speciale lo si è capito subito all' inizio di questa vicenda dell' acido e della gravidanza.

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Lo hanno dimostrato la straordinaria attenzione mediatica, i commenti, i dettagli da telenovela nei confronti della coppia condannata a 14 anni di carcere per aver sfigurato Pietro Barbini, ma soprattutto gli insoliti e non richiesti atteggiamenti di protagonismo che hanno spinto prima il pm Mario Musso ad andare a trovare con un regalino il bebè appena partorito alla clinica Mangiagalli, e poi don Mazzi a presentarsi ai talk show televisivi sponsorizzando la propria comunità e chiedendo - con sfida e con evidente interesse - di farsi carico del caso.

 

Ora, però, c' è addirittura qualcosa in più. Quasi la sensazione che muoversi in prima persona per i due criminali venga prima di ogni altra cosa, sia un obbligo, porti a dei vantaggi. Ed ecco, allora, che ieri è intervenuto anche il sindaco di Milano, dopo che il Tribunale - mercoledì - aveva rigettato l' istanza presentata dal legale di Alexander perché il suo assistito potesse vedere il figlio (il no era dovuto al fatto che mancava ancora il riconoscimento di paternità da parte del broker). Detto, fatto.

 

ALEXANDER BOETTCHER E MARTINA LEVATO ALEXANDER BOETTCHER E MARTINA LEVATO

Il pm Marcello Musso ieri mattina ha telefonato a Giuliano Pisapia (cui era già stata scritta una lettera dall' avvocato del ragazzo), il quale nel pomeriggio ha immediatamente (non sarebbe male se tutti i problemi dei cittadini fossero risolti con tanta velocità) inviato due funzionari comunali nel carcere di San Vittore per permettere a Boettcher di effettuare il riconoscimento di paternità. E far così accogliere l' istanza al Tribunale. E poter vedere il bimbo.

 

Tutti pronti a muoversi per Martina e Alexander, tutti pronti ad aiutare Alexander e Martina in attesa di capire quale sarà il futuro della coppia. E soprattutto del piccolo Achille, dopo che i giudici hanno deciso di avviare il procedimento di affidabilità, ma anche di farlo vedere alla madre una volta al giorno.

 

lele mora e don mazzi foto lapresselele mora e don mazzi foto lapresse

Achille che, anziché protetto e difeso e aiutato, sembra essere sempre più strumentalizzato. Sì, perché Martina Levato ieri ha chiesto di andare con lui in una delle quaranta comunità di don Mazzi - dopo che don Mazzi aveva chiesto pubblicamente che Martina e il figlio fossero affidati a lui - e sicuramente lo ha fatto perchè convinta che sia la soluzione migliore, che quel posto la aiuterà a stare meglio, che sarà il modo giusto per stare vicino al bebè e per reinserirsi nella società come persona e come genitore e bla bla bla. Ma non può non sorgere, in tutti noi, un dubbio. Semplice, addirittura banale, ma inevitabile.

 

E se a spingere la mamma acido verso le braccia del sacerdote non fosse solo una questione di sentimenti e animo, ma di scelta interessata e benefici? Di convenienza? Tradotto, non è che Martina stia cercando il modo migliore per non tornare in carcere e - grazie alla questione del figlio - di rifugiarsi da don Mazzi (certo, anche Erika De Nardo nel 2011 e Fabrizio Corona lo scorso giugno sono finiti lì, ma dopo aver passato rispettivamente 10 anni e 3 anni in cella e quindi a fine pena o per motivi di salute) sia solo uno stratagemma per evitare di scontare i 14 anni di condanna dietro le sbarre?

 

giuliano pisapiagiuliano pisapia

La legge italiana prevede sempre l' uscita di galera per donne in gravidanza o madri di figli piccoli, ma tranne in situazione particolarmente gravi. E questa lo è. Perchè i giudici hanno riconosciuto che nel caso di Martina «permane un accentuato pericolo di reiterazione del crimine» e che esistono esigenze cautelari «spaventosamente intense» e che lei e Alexander non hanno mostrato «segni di ravvedimento» (e comunque la stessa condanna, pur non definitiva, ha fatto cadere la potestà genitoriale). Molto chiaro. Ma non solo.

 

Anna Maria FiorilloAnna Maria Fiorillo

Forse è anche il caso di ricordarsi che il pubblico ministero dei minori di Milano, Annamaria Fiorillo, nell' atto in cui aveva ordinato l' immediato allontanamento del neonato dalla madre aveva consigliato ai due ragazzi di non riconoscere il figlio, pur sapendo che difficilmente le avrebbero dato retta «Considerato, da un lato, le motivazioni che avrebbero indotto Levato a decidere consapevolmente il concepimento e la gravidanza e, dall' altro, l' evidente strumentalizzazione che dalla nascita, ancor prima che avvenisse, è stata posta in essere dalla stessa e da Boettcher, attraverso le richieste avanzate nell' ambito dei procedimenti penali nei quali sono coimputati».

 

Già, il piccolo Achille come un mezzo per evitare il carcere. E non come un figlio da amare e crescere, come ora qualcuno vorrebbe farci credere. Il neonato strumentalizzato a Milano Dal prete al sindaco: tutti scattano al servizio della coppia dell' acido.