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INCREDIBILE MA VERO: "IL FATTO QUOTIDIANO DIFENDE SILVIO BERLUSCONI – LA RIVELAZIONE DI NICOLAS SARKOZY, CHE NELLA SUA AUTOBIOGRAFIA HA RACCONTATO DI QUANDO LUI E ANGELA MERKEL CONVOCARONO IL CAV E LO INVITARONO A DIMETTERSI, INDIGNA IL QUOTIDIANO DI TRAVAGLIO: “NON SUONA INQUIETANTE CHE I LEADER DI DUE PAESI PENSINO DI POTER ‘SACRIFICARE’ IL CAPO DEL GOVERNO DI UN PAESE TERZO, DEMOCRATICAMENTE INDICATO A QUEL RUOLO? E NON È ANCOR PIÙ INQUIETANTE CHE PENSINO DI POTERLO RACCONTARE?”. CHE BUFFO: È LA STESSA IDENTICA POSIZIONE DI FORZA ITALIA E DEI GIORNALI DI DESTRA...

 

Estratto dell'articolo di Marco Palombi per “il Fatto quotidiano”

 

angela merkel e nicolas sarkozy ridono di silvio belrusconi

[…] la nuova puntata delle memorie di Nicolas Sarkozy, Le temp des combats, nella parte in cui il condannato per corruzione e traffico di influenza francese parla del pregiudicato per frode fiscale italiano e, segnatamente, di come lui e Angela Merkel – a margine del G20 a Cannes del 3 novembre del 2011, l’autunno dello spread – decisero “di convocare Berlusconi” (sic) per dirgli che doveva dimettersi.

IL SORRISO DI MARCO TRAVAGLIO

 

Niente di nuovo, ma è la prima volta che la scena viene descritta da uno dei partecipanti: “Ci fu tra di noi un momento di grande tensione, quando ho dovuto spiegargli che il problema dell’Italia era lui! Angela e io eravamo convinti che era diventato il premio per il rischio che il Paese doveva pagare ai sottoscrittori dei titoli del Tesoro.

 

Pensavamo sinceramente che la situazione sarebbe stata meno drammatica senza di lui e il suo atteggiamento patetico… L’ora era grave. Abbiamo dovuto sacrificare Papandreou (ex premier greco, nda) e Berlusconi per tentare di contenere lo tsunami… I mercati hanno capito che noi auspicavamo le sue dimissioni. È stato crudele, ma necessario”.

 

autobiografia di nicolas sarkozy - Le temps des combats

Com’è noto, il fu Cavaliere si dimise nove giorni dopo. Ora, a parte che fino a che non ha parlato la Bce (luglio 2012) lo tsunami non si era fermato affatto e dunque non era Berlusconi il premio di rischio, come d’altronde non lo era Papandreou, ma non suona un po’ inquietante che i leader di due Paesi pensino di poter “sacrificare” il capo del governo di un Paese terzo, democraticamente indicato a quel ruolo, sulla base di loro (legittime ancorché fallaci) convinzioni?

 

E non è ancor più inquietante che pensino di poterlo raccontare in pubblico spiegando agli elettori di quel Paese quale ridicola sciarada sia ormai la “sovranità popolare”? Ma soprattutto: ve lo immaginate un premier italiano che dice a un presidente francese che si deve dimettere? Ah no?

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