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Non è tutto oro quello che luccica. O almeno non è così per le hostess che si imbarcano su yacht di lusso immaginando una vita da sogno e finiscono per essere sfruttate e incitate a chiudere un occhio su droga e prostitute.
Dopo la morte di Sinead McNamara, la modella 20enne ritrovata morta sullo yacht del miliardario messicano Alberto Bailleres, diverse altre donne che hanno lavorato a bordo di questi panfili da mille e una notte hanno rivelato quello che c’è dietro i post sui social media.
Ex dipendenti hanno sollevato il coperchio del vaso di Pandora, rivelando che l’unica cosa che ricordano veramente della loro esperienza era la stanchezza, visto che si trattava di dormire solo quattro ore a notte per mesi.
La hostess australiana Sarah Begbie è salpata su un superyacht nel 2014, quando il suo fidanzato, che lavorava a bordo di uno yacht di lusso, le ha detto che la sua compagnia era alla ricerca di personale. Non poteva sapere che si trattava di un lavoro estenuante e che si sarebbe ritrovata a dormire in una stanza simile a una cella.
La pausa più lunga, nella sua giornata di 16 ore di lavoro, era di due minuti e tra le sue mansioni c’era quella di mantenere lo yacht splendente e servire al tavolo fino a 16 ospiti, spesso molto esigenti: «Di solito iniziavo alle 6 del mattino e normalmente lavoravamo per 16-18 ore al giorno. La stanza dove dormivo era così piccola che non potevamo cambiarci i vestiti se eravamo in due».
Madeleine Meister, che ha iniziato a lavorare su un superyacht nel Mediterraneo per finanziare i suoi viaggi europei, ha confermato che i suoi turni prevedevano 12-16 ore di lavoro al giorno. Un'altra hostess, Katy McGregor, ha raccontato che normalmente serviva gli ospiti fino alle 3 del mattino e poche ore dopo era in piedi per preparare la loro colazione.
Alle hostess, inoltre, viene chiesto di chiudere un occhio su ingiustizie, prostitute e droga. Tracey Zarowski, che ha lavorato su superyacht per sette anni, ha raccontato di aver visto una ragazza un po’ in sovrappeso essere licenziata perché non piaceva al proprietario.
Altre hostess hanno raccontato che veniva chiesto loro di non far caso a prostitute e droga. «Le escort erano una costante sulle navi. E una volta trovai il mio datore di lavoro con un ago conficcato in un braccio». Altre ancora hanno raccontato di essere state costrette a lavorare anche con la bronchite e a subire senza fiatare il comportamento fuori controllo di un ospite russo che le versava il tè in faccia ogni volta che non era di suo gradimento.
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