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Alessandra Ziniti per “la Repubblica”
Non sarà il Vatileaks ma qualcuno all’interno della Diocesi ha tirato un brutto scherzo al vescovo Domenico Mogavero e documenti interni e, pare, anche alcune registrazioni di incontri coni sacerdoti per analizzare la critica situazione economica della Curia hanno cominciato a circolare. E così anche uno degli alti prelati più quotati in Vaticano, vescovo di Mazara del Vallo dal 2007, ex presidente del Consiglio per gli affari giuridici della Cei (di cui è stato anche sottosegretario), è finito sotto inchiesta per appropriazione indebita.
La Chiesa siciliana comincia a diventare una brutta gatta da pelare per il Vaticano. Dopo l’indagine sull’ex vescovo di Trapani Francesco Miccichè, la Guardia di finanza ha bussato alla porta della Curia di Mazara del Vallo per notificare a monsignor Mogavero un avviso di garanzia firmato dal procuratore Alberto Di Pisa. E anche Mogavero si è ritrovato iscritto nel registro degli indagati insieme al suo ex economo, don Franco Caruso (oggi parroco a Santa Ninfa nel Belice), al quale revocò l’incarico quando, nella primavera 2014, dai conti della Curia venne fuori un buco in bilancio per più di cinque milioni di euro.
Dovuto, in massima parte, ad un grosso mutuo (da 4 milioni e 700 mila euro) contratto per la costruzione di tre nuove chiese, una delle quali - a Pantelleria particolarmente imponente. Ma ad essere contestati a Mogavero e a don Caruso (accusato anche di malversazione) è l’appropriazione di 180.000 euro, stornati sul suo conto corrente con assegni tratti dai conti intestati alla Diocesi.
Di poco inferiore (120.000 euro) la cifra di cui si sarebbe appropriato l’ex economo al quale gli inquirenti contestano anche la malversazione perchè avrebbe destinato a ben altro circa 250,000 euro erogati dalla Cei per opere di carità. Parte di questo denaro sarebbe finito a don Vito Caradonna, prete marsalese sospeso a divinis dopo una condanna per tentata violenza sessuale e attualmente sotto processo, a Marsala, per circonvenzione di incapace.
L ex vescovo di Trapani monsignor Francesco Micciche
Mogavero non è un vescovo qualsiasi. Proprio a lui nel 2011 papa Ratzinger aveva affidato l’incarico di visitatore apostolico nella Diocesi di Trapani e fu la sua ispezione sulla allegra gestione delle finanze della Curia a portare alla rimozione dell’incarico di Monsignor Miccichè che lo ha poi denunciato con un esposto attualmente all’esame di una commissione presieduta dal cardinale Parolin.
L ex vescovo di Trapani monsignor Francesco Micciche
Esperto giurista, volto noto della tv per i suoi frequenti interventi in trasmissioni di attualità, in prima linea sul fronte delle politiche dell’immigrazione, salito all’onore delle cronache anche per i suoi abiti talari firmati da Armani, monsignor Mogavero ha sempre respinto i sospetti su sue responsabilità relative a quelle irregolarità nella gestione dei conti della Curia ma anche di alcune strane operazioni immobiliari e persino in alcune spese pazze, sostenendo di non essere mai stato informato di quelle operazioni che avrebbero portato tutte la firma dell’economo da lui rimosso.
E quando, a giugno dell’anno scorso, si presentò al cospetto di Papa Francesco, si impegnò a risanare i conti della sua Chiesa. Il suo legale, Stefano Pellegrino, sottolinea: «Questi fatti sono stati denunciati proprio da monsignor Mogavero in Procura. Al primo sospetto di irregolarità gestionale del servizio economato della Diocesi, il vescovo incaricò due consulenti che evidenziarono condotte che avrebbero potuto integrare estremi di reato e sollevò dall’incarico i responsabili dell’Ufficio economato. Monsignor Mogavero, nell’interrogatorio, ha chiarito la sua posizione e ha depositato la relazione tecnica comprovante la sua assoluta estraneità».
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