DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Fiorella Minervino per “la Stampa”
Nel superbo palazzo del Longhena il contrasto è sorprendente: fra i saloni del museo sembra di entrare in un negozio divertente, un grande mercato un po' kitsch e tanto pop. Ovunque cuori rossi al neon, bocche fiammeggianti, nanetti di plastica, minigonne, T-Shirt, jeans, abiti alla Mondrian, maglioni multicolor.
E poi zoccoli altissimi, impermeabili trasparenti rosa shocking, felpe con sopra Topolino, costumi da bagno in latex, borse e borsoni dai disegni bislacchi. Alcuni sono posizionati su lunghe pedane, altri penzolano sotto gli l 'hoola hoop o accanto a foto e manifesti impertinenti di Oliviero Toscani.
Tutto riproduce l' estro unico di Elio Fiorucci (Milano 1935-2015 ) il mitico e frenetico personaggio che ha regalato allegria e illusione di giovinezza eterna ad almeno due generazioni in Italia.
Liberi tutti. Ha insegnato la libertà nel gestire il proprio corpo, al suono di musiche assordanti nei magici store creati a fine Anni '60 nel mondo da artisti e architetti famosi. Insomma, quella moda regalava l' anticonformismo ai giovani, con l' illusione di vivere sul serio l' immaginazione al potere, ma disponibile a tutti a prezzi moderati. Mentre fuori, terrorismo e Brigate Rosse sconvolgevano gli animi.
La sua innovazione e anticonformismo risorgono ora a Venezia nella mostra a Ca' Pesaro Epoca Fiorucci (fino al 13 gennaio 2919) a cura di Gabriella Belli e Aldo Colonetti, in collaborazione con Floria Fiorucci e Elisabetta Barisoni.
La storia. Nella Milano del boom economico Anni '50, con alle spalle il padre che gestiva la bottega di pantofole, Elio aveva guardato alla swinging London, a Mary Quant, a quanto muoveva Carnaby Street e al negozio Biba, ma anche a New York, dove ribellione e trasgressione - fra hippy e pop -erano di casa.
Guardava i ragazzi per strada, afferrava la società nel profondo, ne intuiva la voglia di cambiamento. Il primo negozio alieno rispetto alle boutiques tradizionali lo apri' a Milano nel '67, in Galleria Passerella, un arcipelago di vibrazioni cromatiche, suoni psichedelici, oggetti bizzarri, un autentico shock, specie per ragazzine in completini di cachemire e gonne grigie sotto il ginocchio.
Fu un successo clamoroso che legò Fiorucci alla cultura internazionale, scelse architetti noti o giovani per i suoi negozi: Ettore Sottssas con Michele De Lucchi e Matteo Cibic, Mendini , Andrea Branzi.
A Londra inauguro' un negozio nell '75, a New York nell' 84 , sempre col celebre logo dei due angioletti vittoriani. La fortuna fu tale che Warhol lo scelse per il lancio del mensile Interview . Tanti adoravano Elio Fiorucci. Lo frequentavano Truman Capote, Mick Jagger, David Bowie, Grace Jones...
Lui si legò a Basquiat e Keith Haring. Nel 1984 chiamò quest' ultimo per reinventare il negozio di Milano con un mega happening. Nel '90 cedette il brand ai giapponesi, nel 2003 avviò a Milano un concept store con marchio Love Therapy.
La sua filosofia Gabriella Belli direttrice del Muve (Fondazione Musei Civici di Venezia) spiega: «Nella mostra si storicizza un fenomeno, un' idea democratica della moda, ma senza nulla di accademico. Lui si definiva un commerciante con umiltà , osservava la gente, comperava in Paesi lontani. La sua forza era individuare cose rare, novità, esotismi e venderli.
La rassegna è dedicata a Gillo Dorfles, come il catalogo( ed.Muve). Il mito Fiorucci e' già nella storia: pronto a sedurre pure i Millennias con tanti sapori comuni.
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