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SCIAGURATO CHI FINISCE NEL PURGATORIO DELLA GIUSTIZIA ITALIANA – A FIRENZE, L’EDITORE E GIORNALISTA 94ENNE RENATO CACCIAPUOTI È STATO CONDANNATO A 4 ANNI E OTTO MESI DI CARCERE PER IL CRAC DELL'”EDITORIALE OLIMPIA”, AVVENUTO 15 ANNI FA – CACCIAPUOTI, CLAUDICANTE E IN CONDIZIONI DI SALUTE PRECARIE, INIZIALMENTE ERA STATO RECLUSO NEL REPARTO CLINICO DEL CARCERE DI SOLLICCIANO, POI È STATO TRASFERITO AI DOMICILIARI – IL GARANTE DEI DETENUTI TOSCANI, GIUSEPPE FANFANI: "DIFFICILE IMMAGINARE CHE SIA PERICOLOSO UN UOMO DI 94 ANNI QUESTO SISTEMA È MALATO. AL MINISTRO NORDIO CHIEDO DI…”
(ANSA) - Il crac dell'azienda c'era stato 15 anni fa ma in Italia i processi vanno per le lunghe e così l'iter processuale si è concluso in via definitiva da pochi giorni: conferma della condanna per bancarotta fraudolenta a quattro anni e otto mesi e trasferimento in carcere. Peccato però che il condannato in questione ha 94 anni suonati.
La storia arriva dal carcere di Sollicciano, a Firenze, e serve al Garante dei detenuti per dire che "il sistema è malato". Il protagonista è l'editore e giornalista Renato Cacciapuoti, condannato per il il crac dell'Editoriale Olimpia, nota casa editrice nazionale che per decenni ha pubblicato riviste e libri su caccia, pesca, armi, difesa, tiro, cani. Fra le testate più note c'era 'Diana', rivista sull'attività venatoria.
Dopo la condanna in primo, era stato fatto appello nel 2021. La corte d'appello, però, l'anno scorso ha confermato gli oltre 4 anni di carcere. Nessun ricorso in Cassazione e la pena diventa definitiva. Cacciapuoti è in condizioni di salute precarie, claudicante, cammina appoggiandosi a un bastone e attraverso l'aiuto di un altro recluso. A Sollicciano è stato messo in una cella del reparto clinico.
Sono fatti "che risalgono a molti anni fa", spiega il suo avvocato Luca Bellezza. Il legale ha fatto ovviamente istanza di differimento pena per motivi di salute o, in alternativa, per l'applicazione della detenzione domiciliare, misura destinata per legge agli ultrasettantenni. Istanza che però è stata respinta dal giudice.
"É un fatto incredibile. Non posso giudicare il provvedimento del giudice, ma trovo difficile immaginare che sia pericoloso un uomo di 94 anni", commenta il garante dei detenuti toscani, Giuseppe Fanfani. "Questo sistema è malato. Al ministro Nordio chiedo di intervenire subito - sottolinea - Dopo le tante parole spese sul carcere fiorentino, deve attivarsi senza perdere tempo".
Non c'è stato però bisogno dell'intervento del Guardasigilli. Un altro magistrato di sorveglianza, martedì, ha infatti accolto la nuova istanza presentata dal legale dell'imprenditore e ha disposto che sconti la pena a casa. In prima istanza il difensore aveva chiesto il differimento della pena, in subordine i domiciliari.
Decisivo, per la decisione, è stato il trasferimento nei giorni scorsi del 94enne dal penitenziario di Sollicciano - nell'ala dove era stato sistemato domenica scorsa due detenuti hanno provato a dare fuoco ad una cella e un agente è rimasto intossicato - all'istituto Gozzini, che è struttura detentiva a custodia attenuata, detta anche Solliccianino e dove opera un magistrato della sorveglianza diverso da quello per il carcere maggiore. In questo modo, spiega il difensore, è stato possibile presentare di nuovo la richiesta, che era stata bocciata venerdì scorso da un primo magistrato di sorveglianza.
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