DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Jacopo Granzotto per “il Giornale”
Dopo quattro mesi d'inferno, Marco Vallisa - il tecnico italiano sequestrato il 5 luglio in Libia - è stato liberato. A dare l'annuncio del rilascio, ieri mattina, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni che tira un sospiro di sollievo per il «buon esito della vicenda». Buon esito agevolato - a quanto pare - dal consueto pagamento di un riscatto.
Stavolta di poco inferiore a un milione di euro. Impiegato per la modenese «Piacentini Costruzioni», il 53enne Vallisa era sotto contratto nel cantiere della società nella città di Zuwara, costa nord-occidentale libica, quando è stato sequestrato assieme a due colleghi, il bosniaco Petar Matic e il macedone Emilio Gafuri, rilasciati però due giorni dopo il rapimento. A far scattare l'allarme era stato il ritrovamento della loro auto di fronte alla residenza dei tecnici dell'azienda, con le chiavi ancora inserite nel quadro. Da subito la Farnesina si era attivata per arrivare a una conclusione positiva.
Vallisa è di Cadeo, 16 chilometri da Piacenza, dove abita con la moglie Silvia, consigliere comunale e farmacista, e ai tre figli che frequentano le elementari. Tra le sue passioni la politica, tanto che nel 1995 si era candidato a sindaco con la lista «Cadeo riparte». Il suo primo commento è stato: «Esperienza dura, ora rivedo la luce».
E veniamo al pagamento del riscatto, accertato - fino a prova contraria - dall'agenzia France Press che cita una fonte della sicurezza libica che vuole rimanere anonima. Prevedibile epilogo. Del resto tra i Paesi che pagano c'è l'Italia. Recentemente il New York Times ha pubblicato un dossier in cui si parla di strategia, di comunicazione e di contabilità terroristica. Contabilità di «martiri» e di «soldi».
E nella colonna delle entrate, metà dei fondi deriva dal business degli ostaggi. Formalmente, dopo l'11 settembre, pagare i riscatti ai terroristi è vietato a livello internazionale. C'è una risoluzione delle Nazioni Unite che dice di evitare di dare soldi in cambio di ostaggi e c'è un recente accordo dei paesi del G8 per fermare il «circolo vizioso».
E Gentiloni ha riferito di aver rispettato l'accordo. Ma nella realtà le cose vanno diversamente. Al Qaida, esempio, targettizza i rapimenti sulla base della nazionalità: francesi, italiani, austriaci, spagnoli e svizzeri sono i più ricercati, perché solitamente vengono riportati a casa in cambio di ingenti somme. Anche ieri è andata così.
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