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IL GENIO DEL DISTURBO - UN 13ENNE DELLA PROVINCIA DI VINCENZA, RITENUTO "PLUSDOTATO", È STATO BOCCIATO PERCHÉ DURANTE LE LEZIONI SI ANNOIAVA E DISTURBAVA GLI ALTRI COMPAGNI: IL SUO 6 IN CONDOTTA LO HA PORTATO ALLA BOCCIATURA, I GENITORI SI SONO OPPOSTI ALLA DECISIONE E HANNO FATTO RICORSO AL TAR CHE HA ANNULLATO IL PROVVEDIMENTO DELLA SCUOLA - PER I GIUDICI, LA PRESIDE AVREBBE DOVUTO ATTIVARE UN PERCORSO SPECIALE PER IL RAGAZZINO CHE…
Estratto dell'articolo di Monica Zicchiero per www.corriere.it
Troppo intelligente, bocciato per il sei in condotta. E il Tar «boccia» la scuola, annullando lo stop al passaggio in terza media del ragazzino. Un alunno molto intelligente, un livello di curiosità e di richiesta di stimolo parecchio avanti rispetto alla routine del programma ministeriale, annoiato dalla distanza tra la sua comprensione immediata e la routine più lenta necessaria ai compagni per l’apprendimento.
A 13 anni non si ha l’autocontrollo necessario per permettere agli altri di avanzare mentre si sta fermi, si annoiava in classe e creava problemi, per così dire, di ordine pubblico. E così un alunno super intelligente con quattro sei, quattro sette e quattro otto in seconda media era stato bocciato a causa del 6 in condotta deciso dai docenti di un istituto comprensivo di Altavilla Vicentina in base alla recente legge 150 del 2024 della maggioranza Meloni.
La famiglia non era mai stata informata e, anzi, a più riprese, aveva chiesto alla scuola di attivare il percorso personalizzato per ragazzi con bisogni speciali previsto dalla normativa. L’alunno aveva avuto due diagnosi di plusdotazione: «Implica avere un quoziente di intelligenza alto e una immaturità comportamentale (che) porta il ragazzo a provare noia, demotivazione e frustrazione durante le lezioni mettendo in atto comportamenti disturbanti per la lezione» con conseguente «ricerca di stimoli attivanti», avevano certificano due psicologhe.
[…] Per due volte i genitori avevano chiesto alla scuola di attivare percorsi didattici personalizzati per il figlio che aveva due certificazioni di «genio».
Ne era seguita una marea di colloqui; la preside ad aprile aveva detto che non poteva essere attivato il percorso speciale perché le relazioni delle psicologhe non indicavano il quoziente di intelligenza dell’alunno. Il Tar le ha dato torto. «Mancano riferimenti normativi che impongano, per il caso di soggetto plusdotato, l’indicazione, al fine della predisposizione del piano didattico personalizzato del Q.I;
non risulta possibile negare tale supporto in presenza di comprovate necessità», dicono i giudici, specificando che in seguito alla mancata attivazione del piano didattico personalizzato «è seguita una disparità di trattamento del minore rispetto agli altri studenti che non necessitavano di misure di supporto con conseguente illegittimità degli atti impugnati». E hanno annullato la bocciatura.
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