amber heard johnny depp

LA LIBERTA' D'ESPRESSIONE, NEGLI STATI UNITI, E' UNA COSA SERIA - LA GIURIA CHE HA CONDANNATO AMBER HEARD PER DIFFAMAZIONE HA RICONOSCIUTO CHE L'ATTRICE HA AGITO CON "ACTUAL MALICE", "DOLO EFFETTIVO" - LA COSTITUZIONE AMERICANA, INFATTI, DA' ALLA LIBERTA' DI PAROLA UN RUOLO IMPORTANTISSIMO, A PATTO CHE NON CI SIA "LA CONSAPEVOLEZZA CHE LA DICHIARAZIONE SIA FALSA, O SENZA BADARE ALLA VERIDICITA'" - UNO STANDARD STABILITO NEL 1964 CHE...

Matteo Persivale per il corriere.it

 

amber heard dopo la sentenza del tribunale di fairfax

Sei settimane di processo, due giorni di deliberazioni, sette giurati. Alla fine, il processo «Depp contro Heard» è tutto qui, nella semplicità della procedura del sistema americano. Ci sarà tempo perché i sette giurati – inseguiti da tutte le tv e i tabloid ora possono parlare liberamente – spieghino i motivi della loro decisione. È un fatto intanto che abbiano ritenuto che la testimonianza di Amber Heard sulle sue vicende matrimoniali fosse falsa. E che Heard ha agito con «actual malice», «dolo effettivo».

 

johnny depp 2

È questa una delle espressioni chiave di tutto il processo: la Costituzione americana, scritta da illuministi che si erano appena liberati dell’ingombrante re d’Inghilterra, dà alla libertà di parola un ruolo straordinariamente importante (di tutti gli emendamenti costituzionali, il primo è proprio quello relativo ai limiti della libertà d’espressione).

 

L’actual malice

johnny depp 1

Chi frequenta i media americani non può non sorprendersi del fatto che sui personaggi pubblici (per i privati cittadini le regole sono diverse) si può dire e scrivere letteralmente di tutto o quasi senza timore di strascichi legali. I personaggi pubblici sono cioè legittimo bersaglio di critiche: a meno che – un «a meno che» gigantesco – una giuria non riconosca che le critiche siano state fatte con «actual malice», con dolo effettivo, mentendo sapendo di mentire per recare danno al bersaglio.

 

camille vasquez 1

Per questo sulla carta la causa intentata da Depp pareva impossibile da vincere per molti analisti: i suoi avvocati dovevano provare la loro tesi superando quell’enorme scoglio legale, lo standard stabilito dalla Corte Suprema per i casi di diffamazione nel 1964 riprendendo una sentenza del 1908. La Corte Suprema federale, composta da nove giudici nominati a vita dal Presidente, ha un potere enorme: è loro la decisione (unanime) nel caso «New York Times Co. v. Sullivan» del 1964, che protegge la libertà di espressione a patto, per l’appunto, che non ci sia «dolo effettivo», definito dalla Corte come «la consapevolezza che la dichiarazione fosse falsa, o senza badare alla sua veridicità». Gli avvocati di Depp, capitanati dalla straordinariamente brava Camille Vasquez, ce l’hanno fatta.

 

I video virali

amber heard

C’è un altro elemento importantissimo in questo processo, che la Bbc solitamente pacata ha definito «trial by TikTok», processo via TikTok: scavalcando i media tradizionali Depp ha invaso i social media con video brevi, semplicissimi, immediatamente virali, che diffondevano la testimonianza molto toccante dell’attore sugli abusi subiti da bambino, e sempre più video indicavano le contraddizioni nelle testimonianze di Heard, fornivano momenti buffi come la testimonianza «cult» via Zoom del portiere di Depp che si collegò dalla sua auto fumando alacremente da una grande sigaretta elettronica invadendo l’abitacolo di una spessa coltre bianca (perfino la giudice, serissima, ebbe un attimo di stupore). Faceva ridere? Certo, ma soprattutto ha diffuso su decine di milioni di account un’informazione – «Non vidi ferite sul volto di Amber» – assai sfavorevole all’attrice.

 

amber heard

Le conseguenze

È impossibile dire come sarebbe andata se il processo non fosse stato trasmesso in diretta streaming – se due attori testimoniano a un processo che va in tv, al di là del vero e del falso, è evidente che l’attore più bravo tra i due ha un enorme vantaggio competitivo – ma i social media sono stati una giuria supplementare che ancora prima di quella della Virginia, in aula, aveva decretato la vittoria di Depp tramite hashtag a volte buffi a volte grevi ma sempre efficaci.

 

johnny depp a processo

Heard ha licenziato la sua agenzia di pubbliche relazioni a metà processo, una cosa che non si fa mai, perché ha capito che stava perdendo il duello della comunicazione, fiaccata da ammissioni a lei poco utili come quella dei 7 milioni di dollari a lei promessi a enti benefici e mai versati (invece di concedere il punto e limitare i danni, si intestardì in una discussione semantica con l’abilissima Vasquez distinguendo tra «impegnare» fondi e «versare» fondi).

 

amber heard 2

Che tutto questo riporti Depp in vetta al box office mondiale, dal quale manca da molti anni, è assai improbabile. Ma che questo processo verrà a lungo studiato da avvocati e professionisti della comunicazione è certo.

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