DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Andrea Tundo per il “Fatto quotidiano”
ex ilva di taranto - acciaierie d italia
La sentenza sulla gestione “disastrosa” dell’Ilva da parte della famiglia Riva, quella che mise “in pericolo concreto la vita e la integrità fisica” di lavoratori e cittadini del quartiere Tamburi di Taranto, […] a causa degli interventi per “favorire la produzione” di acciaio, non esiste più.
È stata cancellata – insieme alle pene per dirigenti, manager, politici e amministratori locali che avevano trasformato la città in un “girone dantesco” – perché non erano i giudici della Corte d’Assise tarantina a dover stabilire se ci fu un disastro ambientale e chi tra i 37 imputati, 26 dei quali vennero poi condannati, fosse colpevole e chi no.
Così ha stabilito la Corte d’assise d’appello di Lecce, […] accogliendo la questione sollevata da alcuni avvocati della difesa. Il maxi-processo “Ambiente Svenduto” dovrà ripartire da zero e se ne occuperanno i magistrati di Potenza. Con un rischio enorme: la prescrizione rischia di cancellare buona parte dei reati. […]
Perché dodici anni di udienze, perizie e testimonianze non hanno più alcun valore lo si capirà tra 15 giorni quando il collegio presieduto dal giudice Antonio Del Coco depositerà le motivazioni dell’ordinanza con la quale sono state stracciate le 3.700 pagine della sentenza alla base delle condanne, tra gli altri, di Fabio Riva (22 anni) e del fratello Nicola (20), oltre che dell’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, al quale venne inflitta una pena di tre anni e sei mesi per concussione aggravata in concorso, e dell’ex presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido, condannato a tre anni.
È già certo che la decisione è figlia di una questione sollevata dai legali Giandomenico Caiazza, Pasquale Annichiarico e Luca Perrone, rispettivamente difensori di Girolamo Archinà, ex responsabile relazioni istituzionali di Ilva, e dei fratelli Riva. I legali avevano sottolineato come alcuni giudici vivessero negli stessi quartieri in cui abitano persone costituitesi parte civile durante il dibattimento e considerate degne di risarcimento dal collegio.
Ma soprattutto, avevano sostenuto, tra le parti civili figuravano due giudici onorari tarantini, attivi quando avvennero i fatti contestati: solitamente quando ci sono magistrati del distretto coinvolti, tutto passa ad altra sede. La vicenda era già stata affrontata in primo grado, ma la Corte d’assise respinse l’eccezione delle difese sostenendo che quando ebbe inizio il processo i due non appartenevano più all’ordine giudiziario. […]
“Ambiente Svenduto” rischia così di trasformarsi in un gioco dell’oca senza fine, azzerando senza un giudizio di merito l’impianto accusatorio impostato dai pubblici ministeri Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Remo Epifani e Raffaele Graziano che aveva sostanzialmente retto al vaglio del primo grado. […]
Duro il commento di Gian Luca Vitale, avvocato di Slai Cobas e Medicina Democratica: “Il trasferimento non solo rischia di mettere una pietra tombale sul più grande processo per disastro ambientale celebrato in Italia – dice –. Ma può creare un pericolosissimo precedente, un’arma in mano agli inquinatori: più ampio e grave è l’inquinamento, più sarà possibile dire che tra le potenziali vittime ci sono dei giudici e, quindi, più facile sarà annullare il processo”. Si riparte da zero, ma l’arrivo non è più certo.
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