militari italiani

ABBIAMO DATO L’ISIS PER MORTO TROPPO PRESTO - DOPO L'OFFENSIVA TURCA E LA MORTE DI AL BAGHDADI, GLI INCURSORI DEL COMSUBIN E "COL MOSCHIN" SONO IMPEGNATI A COMBATTERE LA RESISTENZA DELLO STATO ISLAMICO - I NOSTRI CORPI D’ELITE NON ADDESTRANO E APPOGGIANO SOLO I CURDI, MA PURE DUE FAMOSE UNITÀ IRACHENE, “L'EMERGENCY RESPONSE DIVISION” E LA “GOLDEN DIVISION”, CHE HANNO LIBERATO MOSUL…

1 - QUELLE FORZE SPECIALI E LE OPERAZIONI ANTI ISIS AVVOLTE DAL MISTERO

Giampaolo Cadalanu per “la Repubblica”

 

attentato contro i militari italiani in iraq

L'unico punto chiaro è lo scopo dell'operazione che ha coinvolto le forze speciali italiane: bisognava ripulire la zona dalle forze dell'Isis che hanno rialzato la testa dopo l' offensiva turca sul Rojava e la liberazione di centinaia di jihadisti. L' area di Kirkuk, indicata in termini molto generici come luogo dell' attentato, è una delle più delicate, dove la presenza di fondamentalisti sotto copertura, le cosiddette cellule "dormienti", è considerata molto diffusa. La fine del Califfato era stata celebrata con troppo anticipo.

 

Gli analisti sottolineano un fermento inatteso un po' dappertutto: persino dopo la morte di Abubakr al Baghdadi i giuramenti di fedeltà allo Stato islamico da parte di gruppi fondamentalisti sono continuati, spinti senz'altro dall' arruolamento di jihadisti nelle file dei miliziani filo-turchi e soprattutto dal rilancio, durante la campagna contro il Rojava, di parole d' ordine mai tramontate.

attentato contro i militari italiani in iraq

 

Ma tutte le altre informazioni disponibili sulla giornata in Iraq sono confuse, se non persino contraddittorie. Il primo mistero è il "dove" sia successo l' incidente che ha coinvolto gli italiani. Nemmeno allo Stato maggiore sono in grado per ora di dare i dettagli: qualche fonte parla di una zona non precisata a un centinaio di chilometri a sud di Kirkuk altre di Suleimaniyah, in pieno Kurdistan iracheno, oppure di Palkana, a metà strada fra Erbil e Kirkuk, o persino di Makhmour, città a maggioranza curda che sta però al di fuori del Kurdistan autonomo.

 

Ma c'è qualcosa che non va: tre diversi ufficiali dei Peshmerga, interpellati al telefono, hanno smentito a Repubblica ogni coinvolgimento nelle operazioni di ieri: "Sappiamo che erano attive le forze armate di Bagdad, ma non siamo in grado di dare altri dettagli. E nessun soldato curdo era impegnato in operazioni con gli italiani".

 

E allora "con chi" erano i militari feriti dall' ordigno stradale? Un ufficiale peshmerga garantisce che erano con l'esercito di Bagdad, impegnato, secondo i media iracheni, in operazioni complesse contro l'Isis nella zona di confine fra la provincia di Kirkuk e quella di Salahaddin. Diversi siti specializzati segnalano intenso traffico di aerei militari in quella zona. E i curdi non hanno una loro aeronautica...Soprattutto non è chiaro quale fosse l'impegno dei nostri soldati.

attentato contro i militari italiani in iraq

 

Ma per le truppe speciali, questo rientra nella norma. Sembra poco probabile che fossero impegnate nella rimozione di ordigni, perché usare le forze speciali per questo compito sarebbe follia. L'assistenza durante le operazioni contro le cellule nascoste, o contro nuclei jihadisti, sembra più plausibile. In ogni caso, a 16 anni dalla strage di Nassiriya, possiamo pensare che l' attacco non sia diretto specificamente contro i nostri soldati, ma piuttosto legato alle misure di difesa delle aree dove l'Isis è ancora presente.

 

L'impegno dell' Italia nella coalizione contro il Califfato prevede assistenza e addestramento in favore delle forze curde a Erbil, oltre che delle forze di polizia di Bagdad. Apparentemente, non si tratta né delle une né delle altre, anche perché i militari coinvolti sono forze speciali, che per definizione operano in ambiti di massima riservatezza.

ATTENTATO CONTRO MILITARI ITALIANI IRAQ

Le truppe d'élite - l'equivalente italiano della Delta Force o dei Navy Seals americani, o delle Sas di Sua Maestà britannica - schierate in Iraq sono inquadrate nella Task Force 44 e impegnate nell'"Operazione Centuria".

 

E' un piccolo contingente di incursori di Marina del Comsubin e di assaltatori del 9° Reggimento "Col Moschin" (forse affiancati dai Carabinieri del Gis e dai Raider del 17esimo stormo aeronautico, ma sulla composizione c'è massimo riserbo), messo a disposizione dell'alleanza contro lo Stato Islamico, che risponde al comando internazionale. In altre parole, l'Italia fornisce un contingente con un compito determinato: il comando internazionale decide nello specifico come utilizzarlo, ma non può cambiarne la missione, spostarlo in altre aree o ri-schierarlo.

 

Infine, un'ulteriore ambiguità è "nell'essenza stessa della guerra", sottolinea Marco Bertolini, ex responsabile del Comando operativo interforze: "I nostri soldati sono schierati da una parte, la assistono e la sostengono. Danno un supporto indiretto al combattimento, ma non prendono parte alle attività cinetiche". Quest'ultimo termine è usato di norma per indicare gli scontri.

ATTENTATO CONTRO MILITARI ITALIANI IRAQ

 

Ed è proprio qui che le regole di ingaggio si scontrano con la realtà imprevedibile del terreno. E' un luogo comune: dopo i primi colpi, nessun piano resta com' era. Ogni forza militare, quale che ne sia la norma di schieramento, ha sempre il diritto/dovere di difendersi. In altre parole: in battaglia, il limite fra assistenza ai combattenti e partecipazione allo scontro diventa difficile da individuare e da rispettare.

Che gli italiani possano partecipare alla guerra da osservatori, insomma, è solo un' illusione.

 

2 - NON SOLO ADDESTRAMENTI. ECCO LA GUERRA NASCOSTA DELLE FORZE SPECIALI

Fausto Biloslavo per “il Giornale”

 

La guerra allo Stato islamico in Irak non è mai finita, come dimostra il primo e grave attacco ai soldati italiani. E i nostri corpi speciali vi hanno preso parte, anche se fra mille limitazioni dettate dai soliti pruriti politici. «Cinque soldati italiani e due Peshmerga sono stati feriti durante un' operazione nelle montagne Ghara, fra Kirkuk e Kfre en Duz», hanno dichiarato le forze di sicurezza curde. «L'obiettivo della missione erano cellule dell' Isis annidate nella zona», ha scoperto il Giornale. Nei video che pubblichiamo oggi sul sito si vede un elicottero americano che vola basso, evacuando i feriti, e i curdi che sparano da un blindato per garantire la sicurezza.

MILITARI ITALIANI IRAQ

 

I militari feriti sono inquadrati nella Tf 44, una task force di unità d'élite. Una cinquantina di uomini provenienti dal 9° Reggimento d' assalto paracadutisti «Col Moschin» e dal Goi, Gruppo operativo incursori della Marina militare, eredi della Decima flottiglia Mas della Seconda guerra mondiale. Il loro compito è addestrare i corpi speciali curdi e iracheni, oltre che garantire appoggio nelle operazioni contro le cellule del terrore che si annidano ancora in diverse aree del Paese.

 

Ovvero assistenza, anche sul terreno, supporto di intelligence, appoggio aereo ed evacuazione medica. La trappola esplosiva che ha ferito i 5 militari italiani è scoppiata mentre ripiegavano, appiedati, verso i mezzi alla fine dell' operazione. Una missione in un'area molto delicata e infestata da cellule neanche tanto dormienti dell'Isis. I corpi speciali curdi conducono con il nostro aiuto operazioni di «ricerca e distruggi» di depositi di armi, basi dei terroristi o di cattura di comandanti dell'Isis.

 

militari italiani in Iraq

Lo stesso, scarno, comunicato ufficiale della Difesa spiega che «il team» coinvolto nell' esplosione «stava svolgendo attività di mentoring and training (tutoraggio e addestramento) a beneficio delle forze di sicurezza irachene impegnate nella lotta a Daesh». La zona dell' attacco è molto delicata e infestata dai resti dell' Isis. Difficile che i corpi speciali fossero impegnati solo in addestramento in una missione iniziata in piena notte, ben prima dell' alba, e siano incappati per caso su una trappola esplosiva.

 

L'area non lontana da Kirkuk, oltre il fiume Tigri, è quella montagnosa di Ghara ,non lontana da Palkana, dove si sono insediati diversi combattenti dell' Isis sopravvissuti alla disfatta di Mosul e all' eliminazione della sacca di Hawija. In marzo era stato catturato un «corriere» dell' Isis che aveva il compito di spostare clandestinamente i militanti in armi dalle province limitrofe verso l' area di Palkana e Ghara. In maggio sono scoppiati scontri fra abitanti curdi e 300 arabi armati accusati di essere filo Stato islamico arrivati a bordo di blindati, che volevano piazzarsi nei villaggi circostanti.

militari italiani sulla diga mosul

 

La Tf 44, prima della ritirata dei curdi da Kirkuk, aveva un distaccamento anche nella città strategica per il controllo dei pozzi di petrolio. Questo significa che gli italiani conoscevano bene l' area. Altri distaccamenti dei nostri corpi speciali sono operativi a Erbil, capoluogo del Kurdistan iracheno, e Baghdad. Nella capitale c' è il comandante della task force, un tenente colonnello.

 

I nostri uomini d'élite non addestrano e appoggiano solo i curdi, ma pure due famose unità irachene, l'Emergency response division e la Golden division, che hanno liberato Mosul. I corpi speciali hanno anche il compito di raccogliere informazioni di intelligence per le operazioni anti Isis grazie ai nostri droni Predator e caccia Eurofighter di base in Kuwait, che non possono bombardare, ma solo filmare e fotografare.

 

La missione in Irak si chiama Prima Parthica, dal nome della legione romana che arrivò fino a Sinjar, la capitale degli yazidi nel nord del paese, vicino al confine siriano. In tutto stiamo impiegando 1.100 militari, 305 mezzi terrestri e 12 mezzi aerei, secondo il sito della Difesa. A Erbil 350 militari, fra cui 120 istruttori, addestrano le forze curde (30mila dal 2015), che hanno difeso il nord dall' avanzata dello Stato islamico.

MILITARI ITALIANI1

 

Nell'aeroporto militare di Erbil opera il Task group Griffon con 4 elicotteri NH90, che ha compiti di trasporto dei militari alleati in tutto l' Irak. Prima Parthica e la Tf 44 fanno parte della grande coalizione che ha sconfitto l' Isis, almeno come occupazione territoriale di grandi città. A Baghdad addestriamo pure la polizia irachena con i carabinieri e abbiamo il generale di brigata Paolo Attilio Fortezza, un incursore, comandante di tutto il contingente.

Fino a marzo presidiavamo la strategica diga di Mosul, ma abbiamo passato il testimone agli americani.