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Da Agi.it
Per anni considerati uno strumento per lo sballo facile, complici le mitologie metropolitane che si sono create sul loro utilizzo, oggi in realtà la reputazione dei funghi allucinogeni è stata radicalmente cambiata da una serie di ricerche che ne hanno celebrato alcune capacità anti depressive.
La scienza comincia a pensare che facciano bene a persone affette da forme depressive, più o meno gravi. Ma servono più studi. Gli scienziati hanno scoperto che i funghi magici contengono una sostanza chiamata psilocibina che ha la capacità di "resettare" il cervello di persone che soffrono di una grave depressione.
Sì, resettare è il termine usato anche nella ricerca pubblicata sul Scientific Report, e che oggi è stata ripresa da un po' tutte le principali testate internazionali.
La ricerca del Imperial College di Londra ha scoperto che, se alcuni farmaci convenzionali avevano fallito per alcuni, la 'psilocybin' aveva dimostrato di avere successo. ll team dei ricercatori crede che la sostanza possa ripristinare i circuiti chiave del cervello che sono noti come elementi chiave nel ruolo che la depressione gioca nel cervello.
Il dottor Robin Carhart-Harris, responsabile della ricerca psichedelica presso l'Imperial College, ha detto a colloquio con i giornalisti. "Molti dei nostri pazienti descrivono la sensazione di 'resettare' dopo il trattamento e spesso usavano analogie di computer".
Ad esempio, uno ha detto che si sentiva come il suo cervello era stato "deframmentato" come un disco rigido del computer, e un altro ha detto che si sentiva 'riavviato. La terminologia usata dai ricercatori è assai singolare.
Reset e Defrag sono due termini che chi ha avuto in mano un sistema operativo Windows dovrebbe conoscere bene. Il secondo soprattutto, che serve per 'rimettere a posto i tasselli delle informazioni' contenute nel computer.
Ecco, qualcosa del genere deve succedere al cervello. Viene 'deframmentato' e portato ad una situazione di "verginità intellettuale" dove le cose, pare, ritornano ad acquisire una fragranza che un cervello troppo carico di informazioni, negative per lo più, ha dimenticato.
"A confermarlo è stato il confronto tra le immagini da risonanza magnetica dei cervelli dei pazienti prima, e un giorno dopo l'inizio della cura: ha rivelato cambiamenti nell'attività cerebrale che sono stati associati a riduzioni significative e durature dei sintomi depressivi" si legge oggi su La Repubblica.
"Gli autori notano che i risultati iniziali della terapia sperimentale sono sì emozionanti, ma limitati dalla piccola dimensione del campione, così come dall'assenza di un gruppo di controllo".
Lo studio, pubblicato nella rivista Scientific Reports, ha coinvolto 20 pazienti che hanno ricevuto due dosi del farmaco, una maggiore, una minore, nel corso di due settimane. Il risultato più notevole della sostanza è che riduce il flusso sanguigno nella regione 'emozionale' del cervello e stabilizzare anche altre aree del cervello spesso associate alla depressione.
Eppure, specificano gli studiosi, sono necessari studi più approfonditi per vedere se questo effetto positivo può essere riprodotto in più pazienti. Un primo passo, però, sembra essere stato portato a termine.
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