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Stefano Montefiori per il Corriere della Sera
Mentre Raqqa conosce la sue ultime ore da capitale dell' autoproclamato Stato islamico, la ministra della Difesa francese Florence Parly ha messo da parte i toni diplomatici e chiarito la posizione di Parigi sul destino dei militanti dell' Isis e in particolare dei foreign fighters : «Se ci sono dei jihadisti che muoiono in questi combattimenti, tanto meglio - ha dichiarato alla radio Europe 1 -. E se invece finiscono nelle mani delle forze siriane, dipenderanno dalla giurisdizione siriana».
soldato isis portato al precipizio dagli iracheni copia 2
La questione non è accademica, il punto è il pericolo che i jihadisti francofoni facciano ritorno in Francia o in Belgio per commettere altri attentati come quello del 13 novembre 2015, guidato almeno nelle sue fasi preparatorie da Raqqa. «La Francia non può fare nulla per impedire questo ritorno, se non continuare i combattimenti in Siria per neutralizzare il maggior numero di jihadisti».
Evgeny Petrenko giustiziato dall ISISesecuzioni isis in piazza a raqqa 5
Ufficialmente la Francia ha lanciato nel 2014 l' operazione Chammal contro lo Stato islamico in Iraq e Siria senza inviare truppe di terra ma affidandosi solo ai raid aerei. In realtà François Hollande quando era ancora presidente ha raccontato ai due giornalisti di Le Monde Fabrice Lhomme e Gérard Davet di avere ordinato l' assassinio mirato di alcuni jihadisti nel Levante, e a fine maggio il Wall Street Journal ha scritto che le forze speciali francesi stavano fornendo all' esercito iracheno le identità e le coordinate precise dei foreign fighters francesi a Mosul perché venissero eliminati.
Il portavoce del governo Christophe Castaner aggiunse: «Lo dico a quanti vanno all' estero per arruolarsi nelle file di Daesh (l' Isis, ndr ): fare la guerra comporta dei rischi».
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