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Leonardo Martinelli per “la Stampa”
Una première mondiale: un gruppo di ricercatori di Lione assicura di aver ottenuto spermatozoi umani completamente in vitro, a partire dal tessuto di un uomo sterile. Sarebbe una vittoria importante nella battaglia contro i problemi di infertilità maschile. Ma la comunità scientifica resta ancora scettica e un po’ sospettosa, in attesa di ulteriori dettagli sul progetto.
Questo risultato sorprendente (a partire da tessuti prelevati dai testicoli) è il frutto delle ricerche della Kallistem, start up privata, ma nata all’interno della prestigiosa (e pubblica) Ecole Normale Supérieure di Lione e che opera in stretta collaborazione con il Cnrs (equivalente francese dell’italiano Cnr) della stessa città.
In maggio i ricercatori della Kallistem avevano già annunciato il loro exploit ma solo con uno scarno comunicato, niente più. Ieri, invece, hanno accettato di incontrare un gruppo di giornalisti, con la presenza di colleghi del Cnrs, che li sostengono.
Hanno giustificato il loro mutismo precedente con il fatto che si trovavano in piena procedura per strappare un brevetto (che hanno ottenuto). Hanno aggiunto che ora una rivista scientifica internazionale sta valutando a loro ricerca in vista della pubblicazione di un articolo.
I test
Nelle sperimentazioni realizzate finora in vitro si era arrivati solo allo spermatide, il passaggio precedente allo spermatozoo. In questo caso, invece, si è portata a termine artificialmente la spermatogenesi, la trasformazione degli spermatogoni (le cellule staminali testicolari) in spermatozoi.
«È uno tra i meccanismi fisiologici più complicati che esistano - ha sottolineato Philippe Durand, ricercatore di Kallistem - ed è molto lungo, in media 72 giorni». Con la collaborazione dell’università Claude Bernard Lione 1 è stato ideato un bioreattore di pochi millimetri, capace di accogliere i tubuli seminiferi, necessari al processo. Secondo Durand «potremo così risolvere fra il 30 e il 50% dei casi di sterilità maschile».
Ma soprattutto preservare la fertilità in bambini che prima della pubertà debbano sottoporsi a terapie come la chemio : potrebbero essere prelevate delle cellule staminali in modo tale da produrre spermatozoi in provetta, poi conservati e da utilizzare in futuro nel caso di un desiderio di paternità.
Prima di arrivare ai test clinici, comunque, «bisognerà aspettare fra i tre e i cinque anni», ha messo le mani avanti Isabelle Cuoc, presidente della società. Si dovrà innanzitutto procedere sui ratti, vedere se con degli spermatozoi ottenuti in vitro potranno generare soggetti sani e totalmente normali. Insomma, la strada è lunga.
Le risposte
Non solo: se ieri alcune risposte concrete sono arrivate, permangono diversi dubbi. Secondo Nathalie Rives, responsabile della procreazione medicalmente assistita all’ospedale di Rouen, « le previsioni di Kallistem sono esagerate. Se va bene, potranno curare al massimo il 10% dei casi di infertilità maschile».
«Aspettiamo con impazienza che una seria pubblicazione scientifica dei risultati della ricerca la convalidi definitivamente - ha aggiunto Louis Bujan, specialista dell’università di Tolosa 3 - Fino ad allora è difficile pronunciarsi». Dietro a questo mondo ruota un business enorme: già adesso il mercato mondiale del trattamento della sterilità maschile si aggira intorno ai 2,3 miliardi di euro all’anno.
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